venerdì 29 ottobre 2010

Ingenuità

Sei cresciuto con loro e quindi per te il bunga bunga è questo qui a sinistra.
Invece poi scopri che Silvio ne conosce una più del diavolo e da un link su corriere.it ti trovo questo:

Savagely brutal anal gang-rape. Fabled punishment for trespassing on the tribal land of a fictitious African tribe.

martedì 26 ottobre 2010

Strategie comunicative

L'altra sera ho visto l'intervista di Marchionne da Fazio.
E ho notato questa cosa, che lui, lui Marchionne, diceva sempre "collaboratori", non "lavoratori" o, peggio, "operai" che però sarebbero le parole giuste per definirli.
Invece no "collaboratori", dando a parole ma non a stipendio dignità alle cosiddette "tute blu".
E ho pensato, ma guarda un po', che furbone, cosa si va a inventare questo italo-canadese che ne sa una più del diavolo.
E poi ieri sera, un po' disfatto, leggevo p. 122 di un libro di Gervasoni, Storia d'Italia degli anni Ottanta. Quando eravamo moderni, e ti leggo "Le biografie e autobiografie di imprenditori e manager insistevano in modo particolare su quest'ultimo elemento (la dedizione al lavoro n.d.r.), fino a descrivere meticolosamente il numero di ore di lavoro e di week-end dedicati all'impresa, assai più, si lasciava intendere, di quelle dei loro dipendenti o, con un termine che fece breccia allora, "collaboratori"".
Ma accidenti a lui, e a me: lui non è affatto nuovo, e rispolvera cose che hanno ormai vent'anni; io, che ero moderno perché negli anni Ottanta ci sono cresciuto sono invece diventato vecchio con quest'Italia.

venerdì 22 ottobre 2010

Tutte le scuole del regno

Ieri ho rispedito un mio studente a casa con la madre dopo che l'ho beccato a sputare per terra. Mi sono molto arrabbiato, ma la cosa è finita lì.
Stamani mi è venuto da pensare che un tempo lo avrebbero sospeso, anche se non so quale tempo. E ho pensato a quando ero ragazzino io, che mio nonno favoleggiava di sospensioni; che dopo la terza sospensione si veniva cacciati da tutte le scuole del regno. E io non ci badavo neanche che eravamo già una repubblica da un po'.
Ma mi venivano i brividi di vergogna solo a pensarci che potevo essere cacciato da scuola e poi non potevo più tornarci.
Ti immagini, non poter più andare a scuola.
E la cosa mi pesava tanto, evidentemente, che poi io da scuola non ne sono mai più uscito, e a pensarci mi sospenderei volentieri per un po'.

Non troppo interessante

A me l'idea del libro elettronico piace. Soprattutto perché abbatte i costi di produzione e anche in parte i tempi, visto che non si passa per la fase della stampa. Penso per esempio da tempo che le riviste scientifiche, che per definizione sono costose perché stampano per pochi o pochissimi lettori e sono di difficile distribuzione, possano trarre enormi vantaggi dal formato elettronico; altrettanto dicasi per tutta la letteratura scientifica (non ultime le cose che ho scritto io, che costano barche di quattrini in estratti e spedizioni, mentre in pdf sono superdivulgabili).
Ma al di là delle produzioni di nicchia, sono favorevole anche per la letteratura, i libri sono belli fisicamente, ma sopratttutto in viaggio (ma anche a casa) si risolvono numerosi problemi di spazio.
Però, se vedo che il formato elettronico viene messo in vendita con un abbattimento di meno del 10% sul prezzo cartaceo, beh, allora sotto ci vedo la presa in giro, e non mi piace e non lo compro.
Oltretutto io il reader neanche ce l'ho.

mercoledì 20 ottobre 2010

Anche lui

Non sono mai stato un fan di Happy days, trovavo tutti parecchio stupidi, ma la serie l'ho vista tutta, era sempre lì ed erano anni in cui guardavo parecchia tv pomeridiana e la scelta era quella che era.
Ma lui mi piaceva molto perchè le sue battute erano ironiche e aveva un gran doppiatore, il grande Lino Troisi (morto anche lui, che voce meravigliosa) che doppiava anche il leggendario e durissimo Kojak.
Addio

venerdì 15 ottobre 2010

Mundial

Quando ero un ragazzino l'Italia vinse il mondiale del 1982. La mia famiglia si riversò in piazza d'Italia. Ricordo la compressione della folla. La gioia fanciullesca.
Oggi l'episodio viene riletto come episodio fondativo di una identità italiana, di una qualche ricostruzione o costruzione di unità nazionale dopo le spaccature politiche degli anni 60 e 70. E fa un certo effetto vedere la propria vita interpretata storicamente.
Ma non è questo il punto. Il punto è che la gioia dei Cileni di questi giorni mi ricorda quel momento. Lo scrissi già quando il presidente del Cile alla notizia della scoperta in vita dei minatori urlò "Viva Chile, mierda". Ecco, non erano solo 33 minatori, erano 33 Cileni, e a tutti gliene importava e gliene importa.
Sarebbe bello che qualcuno si e ci emozionasse gridando ora Viva l'Italia, senza sembrare il povero Mino Reitano.

giovedì 14 ottobre 2010

Esagerato!

GALAN: UNA TRAGEDIA - Intanto, arriva il commento lapidario e sconsolato del ministro dell'Agricoltura, Giancarlo Galan: «La finanziaria? È una tragedia - dichiara. - Il problema è che non ci sono soldi».
Fonte Corriere della Sera.

mercoledì 13 ottobre 2010

Porro

Come ha osservato ieri uno di Confindustria, dietro la vicenda delle telefonate di Porro non c'è niente di penale (e quindi John Gallodilegno continua ad aprire pratiche destinate al nulla con soldi pubblici). Però è giusta l'osservazione di Mieli: se era uno scherzo, dopo la telefonata di Confalonieri, perché non fare uno squillo ad Arpisella o alla Marcegaglia e dir loro: ma come non hai capito? ma era uno scherzo!.
Certo è una stupidaggine dire che il Giornale e Libero fanno killeraggio e gli altri informazione. Però ieri lo guardavo in faccia lo strafottente e preparato vicedirettore del Giornale, un po' meno strafottente, spesso sulla difensiva stretta. Non credo che gli servirà per il futuro, ma senza mia consolazione avrà gustato per un po' cosa significa stare sottotiro dello schifo che ormai ci si spara addosso da tutte le parti a destra come a sinistra e che lui ha contribuito non poco a spargere.

Giusta la frase: in una gara nel fango difficile uscirne puliti.

p.s.: resterà una cosa alla fine: la ingiusta distorsione del termine dossier, che non si sa perché ora prende una connotazione negativa

lunedì 11 ottobre 2010

Occhio, le righe qui sotto non sono una burla

Il presidente dell'INPS Antonio Mastrapasqua ha finalmente risposto a chi gli chiedeva perché l'INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: "Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale".

sabato 9 ottobre 2010

Dettagli

Tra le cose che dice la Gelmini che mi lasciano perplesso c'è questa che è poco centrale rispetto al problema scuola ma che è rivelatrice di un modo di pensare: "Sono slogan vecchi" quelli di chi protesta.
Ecco, che vuol dire? Non siamo mica a Sanremo o in tv che le cose devono per forza essere nuove. Non è una gara di originalità. Bisogna stabilire se sono slogan che colpiscono nel segno, se dicono la verità rispetto alle difficoltà della scuola e alla sua fallimentare e decennale gestione.
Certo, slogan vecchi per problemi vecchi, per una scuola invecchiata e male, con un ministro più vecchio della maestrina dalla penna rossa che fa riforme neanche a costo zero, ma a costo meno otto miliardi e ti dice che così si restituisce efficenza al sistema.

giovedì 7 ottobre 2010

Sallusti e Porro

Prima ti dicono che direttore e vice del Giornale sono indagati per minacce. E tu dici ah, ecco, facevano i santi gli integerrimi e invece eccoli con un altro dossier, come grandi o piccoli Fabrizio Corona a ricattare la Marcegaglia.
Poi ti dicono che l'indagatore è Woodcock, e allora ti viene da abbracciarli e chiedere loro scusa per i cattivi pensieri.

Alle volte quando uno ci azzecca un po', poi, vuoi che non si vanti un po'?

Qualche giorno fa ho visto una puntata di Ottoemezzo su la7 con una pessima Lilli Gruber che intervistava Cacciari. E lui diceva cose molto interessanti con la sua solita spocchia, tra le quali questa qui (con parole mie): "I concetti di Destra e Sinistra sono storicamente e politicamente superati". E a me è queste paorole sono piaciute molto, anche perchè rispecchiano il mio pensiero e perché questo blog mi è testimone. Uno dei miei primissimi e noiosisssimi pezzi alla fine del 2008 suonava così:

È molto difficile giudicare l’importanza di una cosa nel momento stesso in cui si verifica. Quanto meno è complesso giudicare della portata della sua importanza. L’analisi delle cose presenti e le affermazioni circa la loro importanza riguardano categorie di professionisti, che hanno spesso compiti diversi da quelli dell’analisi in prospettiva, e anche quando si pongono tale obiettivo, spesso non lo colgono. Talvolta si pensa che la capacità di “pensare in prospettiva” sia una qualità dello storico - spesso è lo storico stesso a pretenderlo, per dirla tutta - ma per definizione gli storici non lavorano - o non dovrebbero lavorare - “a botta calda”. Lo storico non può permettersi di rimproverare nessuno - giornalista, ambasciatore, politologo o politico che esso sia - della mancanza di prospettiva, poiché lo storico dovrebbe sapere che il suo lavorare in prospettiva è costruito alla rovescia e a bocce ferme, è un lavorare sul passato e non sul futuro, è un usare il microscopio e non il cannocchiale e, soprattutto, è tutt’altro che fare il detective perché lo storico sa già come le "cose" siano andate a finire (caso mai è più simile ad un anatomopatologo, mestiere importante ma non è questo il punto). Insomma le cose appaiono chiare a posteriori, la loro logicità o addirittura ineluttabilità si può (quando si può) cogliere solo a posteriori. Invece, la difficoltà che è insita nelle cose e nelle vite delle persone sta tutta nel presente, nella decisione e nell’analisi compiuta durante. Non solo, il livello di questa difficoltà è reso ancor più elevato per il fatto che in realtà nulla è ineluttabile a questo mondo, almeno dal punto di vista dei processi storici, e alcune delle cose che rendono formidabile una cosa accadono dopo l’avvenimento di quella cosa lì e non necessariamente dovevano accadere.

Oggetto del preambolo ermetico

Il preambolo è ermetico perché chiarirne il senso mi avrebbe portato troppo lontano dal punto al quale volevo arrivare. Non solo, gli spunti che mi pareva contenere mi sembrano di tale portata e difficoltà da non sentirmi in grado di affrontarne il chiarimento (so che ciò è contraddittorio, e anche velatamente presuntuoso, ma…).

Il vero punto di partenza della mia personale riflessione, niente affatto originale, è: il 1989, la caduta del muro di Berlino. Non che gli analisti contemporanei non ne avessero colto l’importanza e anche io a modo mio, anche se in modo strettamente emozionale, ma questo non importa. Mettiamola così, il fatto è che IO ritengo o comprendo solo da poco che quello non è solo il momento nel quale si chiude il cosiddetto “secolo breve”, il Novecento, il nostro Novecento, il mio Novecento. È anche, e anche questo non è un concetto originale, la fine di un’epoca storica, non solo di un secolo, pur violento e “formidabile” oltre che frenetico e mostruosamente accelerato, tanto da durare meno di un secolo, appunto. Insomma, dal mio punto di vista, e a posteriori, non è possibile comprendere il presente e provare a intervenire in esso usando categorie politiche che precedano il 1989. So che forse sembra un’espressione forte, soprattutto da parte di qualcuno che ha “sposato” una causa politica dotata di una precisa tradizione pre-muro, ma lo ribadisco in modo più netto: secondo me la fine dell’Unione Sovietica rappresenta una cesura, una faglia di San Andrea che ha reso obsolete in pochi istanti le categorie politiche sulle quali si è basata la storia di questo pianeta almeno dal Manifesto di Marx ed Engels, facendo salvo, forse, e più in là forse riuscirò a spiegare perché, il concetto di destra e sinistra hegeliana.

E qui mi fermo, perché nuovamente il pensiero mi ha portato di fronte ad una montagna troppo alta da scalare, almeno stanti le attuali condizioni, e forse non varrebbe la pena scalarla, perché non è questo l’obiettivo che ho. Non solo, alcuni degli elementi che rendono vera la mia affermazione (vera per me), sono seguenti alla caduta del muro, ne sono conseguenza, ma appunto non ineluttabile e quindi tutta la mia verità ha senso in me e per me solo e soltanto in questo dei mondi possibili, in quello che si è verificato dopo la caduta del muro e non in altri possibili scenari sempre successivi ad essa caduta, che forse ne avrebbero reso meno significativo l’essere avvenuta.

L’obiettivo che ho

L’obiettivo che ho è quello di impegnarmi a dire qualcosa di sensato per il futuro della sinistra. E già questa è un’affermazione che in qualche modo si presenta come contraddittoria rispetto ad alcune delle cose appena scritte, per prima quella piccola riflessione su destra e sinistra hegeliana. Ma la risolvo così: le parole talvolta sopravvivono a se stesse. La democrazia ateniese non è certo la nostra, ma questo non ci impedisce di usare questa parola (non solo, ma di immaginare quella ateniese come ideale ancora oggi!!). E allora sinistra sia, almeno per me, e sia una sinistra nuova perché deve mostrarsi capace di costruire un reticolo di senso politico totalmente nuovo.

martedì 5 ottobre 2010

Metafisiche politiche

Stamani mi sono svegliato strano e così mi è venuto da pensare che se poi il demonio esiste credo che possa essere più una manifestazione per accumulo del nostro "male" di esseri umani singoli che non un'entità terza che ci offre la mela, modello Genesi.
Non so se questa cosa sia stata pensata da altri, ma penso di sì, niente c'è di nuovo sotto il sole.
Ma l'ho pensata più che altro per questo: perché allora sì, allora si può forse affermare sennatamente che Berlusconi è il diavolo, come mi dicono in tanti da tanti anni senza convincermi, ma se così fosse ecco che non cambierebbe niente: eliminato lui, resteremmo noi e un altro lui. Come penso da tanti anni.

Figli di Andersen

Io non sono un fanatico ecologista. Personalmente non sono tanto convinto che il riscaldamento globale esista e se esiste che sia da legarsi al cosiddetto effetto serra. Però i Danesi hanno fatto una scelta intelligente, secondo me: sganciarsi dal petrolio e dal gas entro i prossimi 40 anni. Intanto perché anche se non sono un fanatico non è che non mi renda conto della necessità di salvaguardare il pianeta dove viviamo, visto che non è che possiamo "cambiare casa" facilmente e demolirla e riempirla di rifiuti tossici non è una buona idea.
Ma anche a voler essere solo "pratici", il petrolio sta per raggiungere il picco di produzione, poi sarà una lunga discesa verso il "crash". La fine del mondo ad idrocarburi comporterà cambiamenti epocali, lavorarci per tempo, quando ancora ci sono, per sviluppare teconologie atte a renderci indipendenti, prima che il pianeta faccia un salto all'indietro secolare, è la scelta migliore.
C'è un unico inconveniente in questa scelta, ma non dipende dai Danesi stessi: potrebbe non bastare. Mi spiego, se la loro scelta dovesse restare solitaria, il pianeta dovrebbe affrontare fasi così difficili da lasciar presagire nuove guerre di livello mondiale, e a quel punto sarà complesso restare neutrali, almeno quanto lo fu per l'Olanda nel 1940.