martedì 30 dicembre 2008

Convergenze elettroniche 1

Qualche giorno fa ho scritto un post sulla strana abitudine delle versioni online di giornali noti per la loro serietà a pubblicare notizie frivole.
Sentite questa da corriere.it: Australia. Proposta per proibire il topless in spiaggia nel Nuovo Galles del Sud. Sottotitolo:«L'esposizione dei seni delle donne sarà vietata. Le famiglie non vogliono vedere queste cose». Quindi il dato sarebbe certo. Ma ecco il testo:Il reverendo Fred Nile, deputato del Parlamento del Nuovo Galles del Sud e presidente del minoritario Partito cristiano democratico, ha presentato la proposta per vietare il topless sulle spiagge del più popoloso Stato australiano. Il reverendo Nile intende rendere più severe le leggi esistenti sull'abbigliamento al mare. «La legge è chiara. L'esposizione dei seni delle donne sarà vietata», ha spiegato Nile. Secondo Paul Gibson, un altro parlamentare del Nuovo Galles del Sud, le famiglie non vogliono vedere donne in topless. Alle radio sono giunte molte telefonate di protesta per la proposta di legge. In Australia le spiagge di nudisti sono legali in tutti gli Stati tranne che nel Queensland. La proposta in pratica non ha nessuna possibilità di venire accolta, dal momento che i leader dei due principali partiti nel Parlamento del Nuovo Galles del Sud hanno detto che spetta ai singoli Comuni stabilire quali sono i limiti della decenza sulle spiagge. In Australia c'è il più alto tasso al mondo di melanoma, il cancro della pelle.

A parte il fatto che il Nuovo Galles del Sud me lo sono dovuto andare a cercare sull'Atlante, dico, da lì non vengono altre notizie più interessanti? Occupiamoci d'altro.
A parte di nuovo il fatto che per riempire di caratteri la pagina ci viene data la notizia di dubbia utilità che in Australia c'è la più alta incidenza di melanoma al mondo, che non si sa cosa abbia a che fare con l'uso del topless.
Ma la cosa migliore è questa parte del testo: La proposta non ha nessuna possibilità di venire accolta. Allora, quale è la notizia? Quale?
Una notizia che non c'è merita un articolo sul corriere?

Ordine cronologico

Dunque, se ho ben capito, il 19 dicembre scade una tregua tra Israele e Hamas. Hamas, che non aveva mai smesso del tutto, "riprende" a lanciare razzi du Israele. Per errore (!) un razzo di Hamas colpisce una casa palestinese e non israeliana e uccide due povere bambine palestinesi e non israeliane, colpa di Israele dunque, sarebbe stato molto meglio se fossero morte due bambine ebree.
Israele decide di difendersi, uccide, ovvio, soprattutto miliziani di Hamas, ma anche palestinesi (sempre per errore direi, se vale per Hamas), colpa di Israele.
Insomma, sempre se ho ben capito, Israele è sempre colpevole.
Sempre e comunque direi, ma allora, non era meglio tenerli accesi quei forni?

domenica 28 dicembre 2008

E brava Giorgia Meloni (non scherzo): su Repubblica TV dice che bisogna stare molto attenti. Che l'Istat parla della società italiana come di una poltiglia dove non esiste alcuna solidarietà sociale, dalla raccolta differenziata alla evasione fiscale ognuno pensa solo per sé: Perciò, dice Meloni, la si deve smettere di pensare solo per sé, purtroppo si è persa la coscienza italiana di popolo, ma bisogna recuperarla. Ora, a parte che non so se gli italiani abbiano mai avuto una coscienza di popolo (mi spiace per Mussolini)...ma per il resto sono d'accordo. Profondamente d'accordo, anzi, senza nazionalismi mi piacerebbe che qualunque governo si preoccupasse di infondere una ragion di stato se non di popolo in questi benedetti italiani.
C'è solo un particolare, chi in questi mesi lavora perché non solo non si esca dalla poltiglia, ma anzi ci si affondi sempre più? Chi mette una parte sociale contro l'altra? Chi addita il pubblico impiego come il luogo della fannullaggine? I rettori come i nemici del proletariato? Le hostess e gli steward come dei privilegiati? I piloti come dei ladri? Il Nord contro il Sud? Chi addita il tuo vicino di casa come il responsabile dello sfascio generale? Chi ti indica continuamente un colpevole nella casa di fronte alla tua?
Io?
O questo patriottico governo?

domenica 21 dicembre 2008

Riflessioni


Radio radicale. Intervista al prof. Mario Deaglio circa la crisi economica e la deflazione.

Deaglio nota giustamente che il vero rischio della deflazione è che contrariamente all'inflazione è difficile da contrastare. Perché capita molto raramente e la sua natura non è solo economica ma anche psicologica (almeno in parte) perciò è solo parzialmente un problema risolvibile "scientificamente", diciamo così.

Capita raramente dicevo. L'ultima volta, come ormai sanno anche i sassi, nell'Occidente si verificò nel '29 e...
chiosa giustamente Deaglio: sì, va bene Keynes, va bene il New Deal, va bene il sostegno pubblico alle imprese, all'industria, alla spesa e a tutto quel che preferite, ma dalla crisi del '29 si uscì solo grazie ad un fenomeno, o avvenimento di dettaglio: la seconda Guerra mondiale.

Buon 2009 a tutti.

sabato 20 dicembre 2008

Oro nero

Attenzione questo post è di forma non proprio ordinata, avrebbe detto la mia insegnante del liceo.
Il petrolio sta poco sotto i 40 dollari al barile. Le petroliere sono bloccate al largo, le compagnie, l’Opec soprattutto, non le faranno attraccare sinché il prezzo non risalirà. Sette mesi fa la situazione era un po’ diversa, la benzina o il gasolio incidevano sullo stipendio per almeno un buon quarto. Per la gente era un vero massacro. In quei giorni si cercava di compiere riflessioni profonde, di “imparare”. Così come si fa in questi giorni “si impara” dalla crisi dei mutui sub prime, dall’inflazione, dalle spese esplose. Tutti veniamo “spinti” verso nuovi valori, meno consumistici; dobbiamo ricercare una “nuova misura”. A parte il fatto che – mi permetto di chiosare – da tutto si deve imparare qualcosa, ma insomma non è che sia così divertente imparare queste cose, comunque così sei mesi fa si diceva: ragazzi impariamo: il petrolio sta finendo, entro vent’anni, forse meno, forse tre o quattro non ce ne sarà più, costerà sempre di più, dobbiamo riconvertirci in fretta al vento, al solare, forse, più realisticamente, al freddo e alle candele, insomma al medioevo.
Ora a 35 dollari forse meno, vabbe’ c’è crisi, l’industria ha meno richieste, pochi ordinativi, ma insomma, la gente in macchina ci va ancora, io ho il riscaldamento a manetta da giorni perché questo è l’autunno più freddo degli ultimi 5 anni, non mi spingo oltre (magari un giorno farò un post con tutto quel che penso del riscaldamento globale) e via dicendo. Non mi risulta che abbiano scoperto un immenso giacimento nuovo pronto a scaldare il pianeta per tutto il secolo a venire e l’assorbimento di quanto sarà calato? 5%? 10%? Toh 30% una cifra apocalittica, roba da vedere centinaia di milioni di disoccupati in giro con corde e ghigliottine. Ma il prezzo del petrolio è calato del 75%!!!!!
Ma non sarà che la faccenda era speculativa?
Ma non è questo che mi scandalizza, non è la speculazione che fa parte del gioco, ma che a parte due gatti tutti gli altri pontificavano sulla fine dell’era petrolio, sul nucleare unica salvezza del pianeta boccheggiante, ma diavolo, un po’ di serietà nell’affrontare le questioni economiche?
Ve lo avevo detto che era un post un po’ “storto”. Un po’ protestatario. Un po’ ghigliottinaro, ma mi è venuto così.
Però magari durante le vacanze mi faccio una gitarella fuori porta con la macchina alla quale avrò fatto il pieno, così, alla faccia della ESSO.

Italiani

Quando lo scorso anno Sarkozy vinse le presidenziali in Francia, per alcuni giorni si parlò delle sue origini ungheresi e di come fosse particolare la Francia, uno Stato così nazionalista in fondo ma che era capace di scegliere “guide” non “pure”, come a suo tempo era stato il caso di Napoleone, un “italiano”.
Mi venne così da riflettere su come anche in Italia si fosse creato qualcosa di simile e di opposto, almeno due personaggi più che essere stati scelti come “guide” dagli Italiani avevano loro scelto l’Italia e soprattutto gli Italiani come realtà da amare, curare, guidare (senza nascondermi la parte meno romantica delle vicende). Uno era Cavour, che in fin dei conti era francese, l’altro De Gasperi, figlio dell’impero austriaco, italiano a metà che ci difese e rappresentò nei momenti più tragici della nostra non brillantissima storia nazionale.
Ma soprattutto mi viene in mente in questi giorni, che mentre ci facevamo rappresentare istituzionalmente da un uomo così pieno di dignità e di serietà, in un frangente in cui giustamente sentivamo di essere inaffidabili, poveri, un po’ pulciosi, insomma indossavamo l’abito dell’umiltà, noi sapevamo che colui che invece ci rappresentava meglio umanamente e socialmente era in realtà Alberto Sordi, la nostra vera faccia.
Oggi, che purtroppo non ci vergogniamo più di niente perché c’avemo er SUV, abbiamo deciso che Alberto Sordi può andar bene anche come premier e siccome l’originale è morto, abbiamo preso la copia di Arcore.

venerdì 19 dicembre 2008

Questione morale

Si parla tanto oggi della “questione morale”. Sappiamo tutti che è necessario affrontare e finalmente risolvere il problema, ma sappiamo anche che è difficile farlo. E’ difficile a mio giudizio perché anche questo, come tutti gli altri problemi del nostro Paese, è affrontato prevalentemente dalla stessa classe dirigente che di fatto l’ha causato. Con questo non voglio sostenere che l’attuale generazione di leader politici sia tutta corrotta o immorale, ma certamente la sfiducia è sempre più forte verso chi ha già superato almeno 5 anni di attività politica. Se aggiungiamo che è ormai acclarato che la quasi totalità degli italiani oggi è in forte crisi economica, molti si trovano vicino alla soglia della povertà, tantissimi la superano ogni mese, ecco che aumenta anche il disgusto verso chi si arricchisce frodando la fede pubblica. Ma se tutti siamo concordi nell’analisi del fenomeno, mi sembra invece confusa e disordinata la reazione di queste ore. Chi segue da tempo le inchieste giornalistiche sul tema (quelle serie intendo – vedi Report su Rai Tre) sa bene che nulla è cambiato rispetto agli storici anni ’80 e che, se si guarda bene, dopo quegli anni sono state frettolosamente cancellate solo le carriere politiche di chi la politica la svolgeva con serietà, mentre si sono rigenerate ambigue vecchie figure. Non commettiamo più questo errore.
Ora, sotto la spinta di emozionale provocata da eventi di cronaca giudiziaria, non facciamoci prendere dal panico, conserviamo gelosamente le sane intelligenze politiche che possediamo e facciamo ogni sforzo possibile perché vengano loro affiancate e valorizzate nuove risorse umane che abbiamo voglia di assumersi la responsabilità di gestire il nostro futuro, creando un positivo patto generazionale.
Il PD, che al suo nascere prometteva questa semplice rivoluzione, sta oggi arrancando perché ha disatteso, per ora, questa aspettativa. Ricette di vecchia politica hanno subito fatto intuire alla gente che le cose stanno ritornando a tristi momenti del passato, giocando sulla mancanza di coraggio di una generazione oppressa da un lato dai problemi della quotidianità e dall’altro lato da un’insicurezza determinata da un basso livello di autostima. Credo che bisogna ripartire da quel sogno costruito fino al 14 ottobre 2007. La vera soluzione alla questione morale arriverà non da un vertice di partito (per quanto autorevole e legittimo), ma da un motto di coraggio della maggioranza silenziosa del popolo, dal rimboccarsi le maniche della camicia di chi oggi subisce e non agisce. E’ la massa che deve muoversi, trovando democraticamente la propria rappresentanza fatta di uomini e donne che vivono i problemi della quotidianità. E smettiamola di idealizzare singole persone che mi pare siano più giganti in un mondo di nani che altro.

lunedì 15 dicembre 2008

Sardità

Se, all’indomani del dibattito in Consiglio regionale che si terrà i prossimi 22 e 23 dicembre, Renato Soru confermasse le proprie dimissioni da Presidente della Regione, compirebbe un gravissimo gesto di irresponsabilità politica nei confronti di tutti i Sardi. È infatti inconcepibile e incomprensibile che il presidente Soru decida di dare termine anticipatamente al Governo della Regione senza portare a termine la realizzazione della Finanziaria regionale 2009, unico strumento che potrebbe servire da salvagente dell’isola in questo terribile contesto in cui la Sardegna si ritrova ad affrontare la peggiore crisi economica degli ultimi decenni. Un’azione che non ci si dovrebbe aspettare proprio da colui che con forza ha voluto riportare anche in ambito emozionale, quello dell’amore verso la propria Terra, uno dei temi fondanti della politica regionale da sempre: quello dell’Autonomismo.
È assolutamente necessario che la razionalità, il senso del dovere da buon padre di famiglia e di responsabilità tornino al centro dell’agire politico, non si può rimanere insensibili all’urlo di dolore che proviene da ogni parte dell’isola: dal mondo produttivo, da quello lavorativo, dall’intera società gravemente affaticata dalla difficile situazione. Il Presidente della Regione Sardegna, ha più di chiunque altro in Sardegna il compito e la responsabilità morale e politica di combattere la crisi con tutti i mezzi a disposizione. Per poter almeno pretendere di essere il miglior interprete della cosiddetta “sardità”, come ha recentemente affermato Enrico Letta, Renato Soru dovrebbe ritirare le proprie dimissioni e non rendersi responsabile del fatto che almeno metà del 2009, ma forse più, si svolga in regime di esercizio provvisorio del bilancio regionale, mentre dal Nord al Sud della Sardegna la grande industria manda in cassa integrazione o licenzia migliaia di nostri conterranei e le piccole e medie aziende scompaiono a decine nel silenzio generale, sfibrando o addirittura demolendo il tessuto connettivo economico e sociale dell’isola.

giovedì 11 dicembre 2008

Alla carica!!!!

Lungi da me lamentarmi di queste due novità (ho anche scioperato per la scuola e sono contento di vedere che lo scipero serve ancora a qualcosa), però, la situazione rischia di diventare un po' ridicola. Alla faccia dell'"andiamo avanti qualunque cosa accada". I testi sono tratti da corriere.it di pochi minuti fa:
Il tanto contestato "maestro unico" alle elementari previsto dalla riforma Gelmini sarà attivato su richiesta delle famiglie. È confermato nel verbale conclusivo dell'incontro svoltosi a Palazzo Chigi tra i sindacati della scuola e il governo. L'esecutivo si è impegnato a recepire i regolamenti che verranno presentati al Consiglio dei ministri la prossima settimana, accogliendo i pareri espressi dalle commissioni Cultura e Istruzione di Camera e Senato.

Il ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta starebbe studiando «nuove modalità» sui controlli fiscali per i giorni di malattia dei dipendenti pubblici e sarebbe «pronto a rivedere» lo svolgimento attuale in funzione delle critiche espresse da alcuni sindacati. Lo ha detto il segretario della Uil Scuola Massimo Di Menna, a conclusione dell’incontro a palazzo Chigi con il governo cui ha partecipato anche Brunetta.



Lo ammetto anche io alle volte ho detto: "però, la Santanché, sarà pure di destra, ma non è stupida, è una tosta".
Poi ho letto questa sua dichiarazione: "A diciassette anni volevo fare il ministro del tesoro. Nella vita è molto importante non essere un numero. Io volevo essere io: Daniela Santanchè e non Brambilla Mario Rossi… cioè, è noto che uno che fa il ministro del tesoro non è un cretino".
A parte il fatto che anche io volevo essere Mauro Sanna, ma siamo sicuri che il ministro del tesoro non sia un cretino?
La foto proviene dal sito che vedete inciso sulla stessa.

Tsé



La questione morale non c'è.

Corollario

Cliccare www.corriere.it e verificare: Film in carcere, l'attrice è Amanda.
Dico: che me ne importa? ok usano fondi regionali per fare il film, ma lo fanno per i carcerati, tutti i carcerati, mica per Amanda, che per inciso è un carcerato esattamente come gli altri, e non condannata definitivamente, tra l'altro.
Quindi?
Quindi, mettere una qualche notizia che possa definirsi tale anziché giocare a Cronaca vera di via Solferino?

Convergenze

E' vero che il web è diverso dalla carta, che la lettura sullo schermo è diversa da quella sul quotidiano. E' anche vero che il web consente ai quotidiani una dinamicità d'informazione impensabile e via dicendo. Insomma viva le differenze tra i due mezzi, lo dico convintamente, come uno che al mattino dopo la colazione come prima cosa guarda il sito del corriere et altri e che ormai spesso si annoia nel rivedere qualche ora dopo i fogli stampati che sono più "vecchi".
Però, perché mentre sulla carta in prima pagina mi ritrovo gli editoriali di Panebianco, di Mauro di Galli della Loggia, e invece giustamente la Mondaini a pag 34, al contrario sul web in bella evidenza repubblica mette la domanda "onda o tesoretto? scegli tu la parola del 2008" che sulla carta si trova in un trafiletto a pag 25 o 35 o 45?
Vabbe' sul web sono più dinamico, ma sono lo stesso lettore di rep o essere più dinamico significa anche che sono un po' più idiota?

martedì 9 dicembre 2008

Il mondo non va né avanti né indietro

Italia 1959: il maggior numero di incidenti stradali sulla statale di Castelfranco veneto avvengono il sabato sera, "quando i ragazzi tornano dal divertimento". Chi supera i 50 all'ora nel centro abitato verrà punito dal cosiddetto "castigamatti" un radar che "non ammete contestazioni", il corrispondente dell'autovelox. La mia fonte è un doc. dal titolo "La legge della strada" du Ugo Gregoretti. Assieme alle gride manzioniane è la cosa più interessante sull'Italia del XXI secolo che si possa trovare in giro.

So che le cose sono più complesse di quanto sembri e io non sono mai stato in Iran e non si può giudicare così e tu sei un razzista e non sei un multiculturalista e non sei politicamente corretto e sei il solito amerikano e non esiste solo la coca-cola e bisogna vedere le cose in modo più approfondito.

Però questa foto è sul corriere di oggi

accompagnata da questo testo:

TEHERAN - Un uomo condannato a morte in Iran è stato lasciato pendere a lungo dalla forca prima di essere deposto ancora vivo, ma con probabili danni irreversibili al cervello e alla spina dorsale, per volere dei familiari della persona che aveva ucciso. L'episodio è avvenuto domenica a Kazerun, città nel sud del Paese, secondo quanto scrive l'agenzia Irna, che titola la notizia «dolce epilogo di una esecuzione».

E ora aggreditemi pure. Datemi pure del razzista.

giovedì 4 dicembre 2008

Democrazie


A me certi personaggi non piacciono neanche dal punto di vista estetico.
Ma non mi va che in Italia si impedisca la costruzione di un luogo di culto.
Punto.

Dal particolare al generale

Agli inizi degli anni 70, in Italia c'erano circa 600 (seicento) supermercati.
Tutta Italia.

mercoledì 3 dicembre 2008

Avanti popolo

“Se le autorità italiane dovessero insistere nel non cambiare le aliquote Iva sulla tv a pagamento, dovremo aprire una procedura di infrazione”, ha detto tramite un portavoce la Commissione Ue, dando ragione al discorso fatto ieri dal ministro Tremonti a margine del summit con i colleghi europei a Bruxelles.

A parte l'uso del futuro anziché del condizionale, il portavocesembra proprio avercela con il PD! UE ingrata. Ma dico, oltre alla la brutta figura con Bruxelles, ma poi, la questione dell'IVA a Sky, è una battaglia di sinistra?

martedì 2 dicembre 2008

Mala tempora

Dunque, sembrerebbe che monsignor Migliori, rappresentante della Santa Sede presso l'ONU si sia opposto alla proposta francese di depenalizzare l'omosessualità nel mondo con queste frasi “Il Catechismo della Chiesa cattolica - ha ricordato - dice, e non da oggi, che nei confronti delle persone omosessuali si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione”. “Ma qui - ha avvertito - la questione è un’altra. Con una dichiarazione di valore politico, sottoscritta da un gruppo di paesi, si chiede agli Stati ed ai meccanismi internazionali di attuazione e controllo dei diritti umani di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni“.
Rileggetela e ditemi cosa ne capite.
Io ho capito solo questo: in Vaticano tira una brutta aria.

lunedì 1 dicembre 2008

Dove lo mettiamo?



per motivi diversi forse, ma a me questa cosa della bindi pare sensata. fermo restando che la questione collocazione mi interessa poco

Cose vecchie

È molto difficile giudicare l’importanza di una cosa nel momento stesso in cui si verifica. Quanto meno è complesso giudicare della portata della sua importanza. L’analisi delle cose presenti e le affermazioni circa la loro importanza riguardano categorie di professionisti, che hanno spesso compiti diversi da quelli dell’analisi in prospettiva, e anche quando si pongono tale obiettivo, spesso non lo colgono. Talvolta si pensa che la capacità di “pensare in prospettiva” sia una qualità dello storico - spesso è lo storico stesso a pretenderlo, per dirla tutta - ma per definizione gli storici non lavorano - o non dovrebbero lavorare - “a botta calda”. Lo storico non può permettersi di rimproverare nessuno - giornalista, ambasciatore, politologo o politico che esso sia - della mancanza di prospettiva, poiché lo storico dovrebbe sapere che il suo lavorare in prospettiva è costruito alla rovescia e a bocce ferme, è un lavorare sul passato e non sul futuro, è un usare il microscopio e non il cannocchiale e, soprattutto, è tutt’altro che fare il detective perché lo storico sa già come le "cose" siano andate a finire (caso mai è più simile ad un anatomopatologo, mestiere importante ma non è questo il punto). Insomma le cose appaiono chiare a posteriori, la loro logicità o addirittura ineluttabilità si può (quando si può) cogliere solo a posteriori. Invece, la difficoltà che è insita nelle cose e nelle vite delle persone sta tutta nel presente, nella decisione e nell’analisi compiuta durante. Non solo, il livello di questa difficoltà è reso ancor più elevato per il fatto che in realtà nulla è ineluttabile a questo mondo, almeno dal punto di vista dei processi storici, e alcune delle cose che rendono formidabile una cosa accadono dopo l’avvenimento di quella cosa lì e non necessariamente dovevano accadere.

Oggetto del preambolo ermetico

Il preambolo è ermetico perché chiarirne il senso mi avrebbe portato troppo lontano dal punto al quale volevo arrivare. Non solo, gli spunti che mi pareva contenere mi sembrano di tale portata e difficoltà da non sentirmi in grado di affrontarne il chiarimento (so che ciò è contraddittorio, e anche velatamente presuntuoso, ma…).

Il vero punto di partenza della mia personale riflessione, niente affatto originale, è: il 1989, la caduta del muro di Berlino. Non che gli analisti contemporanei non ne avessero colto l’importanza e anche io a modo mio, anche se in modo strettamente emozionale, ma questo non importa. Mettiamola così, il fatto è che IO ritengo o comprendo solo da poco che quello non è solo il momento nel quale si chiude il cosiddetto “secolo breve”, il Novecento, il nostro Novecento, il mio Novecento. È anche, e anche questo non è un concetto originale, la fine di un’epoca storica, non solo di un secolo, pur violento e “formidabile” oltre che frenetico e mostruosamente accelerato, tanto da durare meno di un secolo, appunto. Insomma, dal mio punto di vista, e a posteriori, non è possibile comprendere il presente e provare a intervenire in esso usando categorie politiche che precedano il 1989. So che forse sembra un’espressione forte, soprattutto da parte di qualcuno che ha “sposato” una causa politica dotata di una precisa tradizione pre-muro, ma lo ribadisco in modo più netto: secondo me la fine dell’Unione Sovietica rappresenta una cesura, una faglia di San Andrea che ha reso obsolete in pochi istanti le categorie politiche sulle quali si è basata la storia di questo pianeta almeno dal Manifesto di Marx ed Engels, facendo salvo, forse, e più in là forse riuscirò a spiegare perché, il concetto di destra e sinistra hegeliana.

E qui mi fermo, perché nuovamente il pensiero mi ha portato di fronte ad una montagna troppo alta da scalare, almeno stanti le attuali condizioni, e forse non varrebbe la pena scalarla, perché non è questo l’obiettivo che ho. Non solo, alcuni degli elementi che rendono vera la mia affermazione (vera per me), sono seguenti alla caduta del muro, ne sono conseguenza, ma appunto non ineluttabile e quindi tutta la mia verità ha senso in me e per me solo e soltanto in questo dei mondi possibili, in quello che si è verificato dopo la caduta del muro e non in altri possibili scenari sempre successivi ad essa caduta, che forse ne avrebbero reso meno significativo l’essere avvenuta.

L’obiettivo che ho

L’obiettivo che ho è quello di impegnarmi a dire qualcosa di sensato per il futuro della sinistra. E già questa è un’affermazione che in qualche modo si presenta come contraddittoria rispetto ad alcune delle cose appena scritte, per prima quella piccola riflessione su destra e sinistra hegeliana. Ma la risolvo così: le parole talvolta sopravvivono a se stesse. La democrazia ateniese non è certo la nostra, ma questo non ci impedisce di usare questa parola (non solo, ma di immaginare quella ateniese come ideale ancora oggi!!). E allora sinistra sia, almeno per me, e sia una sinistra nuova perché deve mostrarsi capace di costruire un reticolo di senso politico totalmente nuovo.

Questo non significa negare la validità di alcuni concetti che, almeno in questo contesto storico, mi paiono ancora fondamentali; significa però uscire nettamente dal sistema all’interno del quale questi concetti erano incastonati, uscire da un’impalcatura politica che, ammesso che abbia funzionato in passato, ora certamente non regge più e mi spingo a dire esplicitamente che la stessa parola socialismo (il fantasma che si aggirava in queste frasi), con la sua valenza di sistema appunto, non funziona più. Non credo che dicendo questo io neghi la validità dell’importanza di uno dei valori fondanti che il socialismo ha propugnato con forza durante la sua storia: quello della persona umana e della sua dignità, poiché non credo che questa dignità possa essere tutelata solo attraverso il socialismo; anzi, nel socialismo talvolta il fine della tutela di un concetto di dignità umana puramente filosofico (o più semplicemente collettivo) ha portato all’annullamento della dignità umana del singolo (non vuole essere un rimprovero alquanto inutile alla Storia, ma una constatazione senza la quale non c’è possibilità di crescita). Credo anche che il valore della dignità umana fosse preesistente al socialismo e sia, al di là del perseguimento della sua tutela e della ottenibilità stessa di questa tutela, un valore condiviso nel pensiero occidentale attuale e del quale non può e non deve appropriarsi una parte politica sola.

Quale sinistra allora? Non dimentico che l’accento che distingueva la sinistra hegeliana dalla destra era quello di chi affermava che «tutto ciò che è razionale è reale» e che perciò noi dobbiamo imporci di rivendicare la forza della progressività del nostro agire ispirato dalla razionalità del nostro pensare, un agire volto alla evoluzione ad bonum e non alla mera conservazione (che ha invece caratterizzato e caratterizza profondamente la sinistra presente); perché sennò diventiamo destra, della quale non dimentico l’importanza, sia in funzione della definizione dell’identità della sinistra, ma anche in funzione della condivisione del campo semantico e politico, che deve comprendere il valore della dignità umana e che sta nell’ammettere anche la accettabilità filosofica e quindi politica dell’altro culmine del pendolo hegeliano: «tutto ciò che è reale è razionale». Non possiamo cioè sottrarci alla dialettica politica, e non dobbiamo farci cogliere dalla inutile e vecchia tentazione della riduzione dell’avversario politico ad una via di mezzo tra un delinquente e una macchietta, al pensare che non abbia “dignità” di giocare sul nostro campo. Non possiamo ritenere che coloro che stanno “a destra” siano solo dei poverini (poiché ammettiamo che non possono tutti essere delinquenti), nella loro maggioranza ignoranti che si sono lasciati abbindolare da sirene e zucchero filato (dei compagni che sbagliano?). Non possiamo oltre ciò, ritornando al pendolo, non tenere in considerazione la razionalità della realtà così come è, pena il rischio di ridurci a utopia, se non a farneticazione. Mentre nostro compito è trovare soluzioni: usare razionalità per la realtà.

La realtà

Il dramma della politica per me sta tutto nel fatto che obbliga a ragionare anche in termini filosofici e io di filosofia non so niente. La parola realtà perciò mi spaventa, poiché se la affronto politicamente devo presumere di parlarne anche filosoficamente. Vado a memoria, e male: ricordo vagamente un mito greco, spurio forse, o meglio tardo: alcuni esseri approfittano del sonno di Dionisio per cospargerne il corpo e il volto di farina o calce. Al suo risveglio al guardarsi allo specchio Dionisio resta spaesato, non si riconosce istantaneamente, visto che è bianco. Gli esseri in questione approfittano del suo spaesamento per “farlo a pezzi” e divorarlo. Dionisio è la natura, alias la realtà, e non può essere “compreso” se non fatto a pezzi. Noi facciamo a pezzi la realtà, non la possediamo mai per intero.

Ora, noi possiamo provare a condividere dei pezzi di questa realtà considerandoli oggettivi (facendoci dunque beffe di tutta la riflessione da Cartesio a Kant, almeno), quanto poi all’interpretarli in modo univoco…non è neanche augurabile. I pezzi che vedo io, per come li vedo io, mi sembrano parlare di un mondo che non è impazzito, non più di quanto fosse pazzo nel bel mezzo della II guerra mondiale, o della conquista dell’America, o della tratta degli schiavi dapprima da parte degli Arabi (sì) e poi dei Cristiani, o anche di periodi più “pacifici”: nella Firenze di Lorenzo il Magnifico se la passava bene Lorenzo il Magnifico e pochi altri. Non percepisco l’Apocalisse alle porte, neanche in Italia. L’Occidente e i suoi valori non se la passano bene, forse, ma in essi mi riconosco e a me piacciono, mi piace questo concetto di dignità umana che non applichiamo, ma almeno abbiamo elaborato, mi piace che riflettiamo su noi stessi e sulle cose che facciamo. Non è molto, forse; non ci impedisce di fare guerre ed errori, vero, ma, per me, questa riflessione su noi è mostruosamente importante, questo continuo ripensare è il primo e inevitabile passo per la tutela della dignità umana.

Pezzi di realtà, anche astratta, dai quali anche volendo non possiamo prescindere, secondo me sono oggi condensabili in queste parole in ordine sparso, troppo piene e troppo vuote: democrazia, globalizzazione, laicizzazione (questo almeno secondo me, il perché è cosa lunga e non affrontabile qui), Europa, società della conoscenza, povertà, risorse, Italia, Sardegna, Nazione, Natzione, sinistra, destra, libertà, uguaglianza, socialismo, Nord-Sud-Est-Ovest, Occidente.

Da qui

Ve ne sono altri di pezzi, e forse me ne sfuggono di importanti, ma da qui sento di dover iniziare, sapendo che alle volte queste parole rappresenteranno l’oggetto, altre la prospettiva, altre il punto di vista. Da qui penso di poter provare a dare un contributo a questo progetto. Dalla mia sentita necessità di una critica della realtà per compiere una critica della sinistra, volta alla costruzione di risposte utili al di là dell’immediatezza. Non mi pongo fini educativi. Non pretendo di educare la società, non intendo applicare su nessuno la “violenza controllata” che sta alla base del principio di educazione, questo lo faccio già a scuola ed è già pesante così. Figurarsi poi una violenza tout court in nome di un qualunque ideale pur altissimo. Se forza ci deve essere sarà quella delle idee, altrimenti non sarà. E se non sarà vorrà dire che le idee non erano abbastanza buone.