martedì 9 dicembre 2008


So che le cose sono più complesse di quanto sembri e io non sono mai stato in Iran e non si può giudicare così e tu sei un razzista e non sei un multiculturalista e non sei politicamente corretto e sei il solito amerikano e non esiste solo la coca-cola e bisogna vedere le cose in modo più approfondito.

Però questa foto è sul corriere di oggi

accompagnata da questo testo:

TEHERAN - Un uomo condannato a morte in Iran è stato lasciato pendere a lungo dalla forca prima di essere deposto ancora vivo, ma con probabili danni irreversibili al cervello e alla spina dorsale, per volere dei familiari della persona che aveva ucciso. L'episodio è avvenuto domenica a Kazerun, città nel sud del Paese, secondo quanto scrive l'agenzia Irna, che titola la notizia «dolce epilogo di una esecuzione».

E ora aggreditemi pure. Datemi pure del razzista.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Foto di grande impatto. Lugubre, come la cultura che ha prodotto quegli strani addobbi natalizi.

denise ha detto...

Credo che non ci sia bisogno di andare in Iran per scovare atrocità, ce le abbiamo da noi, sotto gli occhi, tutti i giorni. Per esempio, negli ospedali dei nostri paradisi occidentali spesso viene a mancare il sangue. Come mai? Perché sono in pochi a donarlo. Parola del centro donazioni dell’ospedale di Sassari, costretto a richiedere continuamente una maggiore sensibilità a riguardo. La solidarietà umana è muovere il culo dalla sedia e fare qualcosa per l’altro, per lo sconosciuto. Perché è davvero inutile e ridicolo andare a pensare ai guai della Mesopotamia se prima non si guarda al proprio cortile di casa. Sarebbe quindi una buona cosa ripassare il vecchio, banale, logoro discorso evangelico della pagliuzza. Perché la brutalità civilizzata alla quale siamo avvezzi non è meno grave di quella che spesso muove la nostra indignazione.