lunedì 15 luglio 2013

Lettera aperta a un uomo che non conosco e che soprattutto se ne infischia del mio parere

Caro Enrico Letta,
mi sono espresso più volte nei mesi scorsi a favore di un governo di larghe intese per salvare l'Italia prima di tutto dalla crisi economica e in subordine dai grillini. Grazie a Napolitano si è giunti a formare un esecutivo con te a capo. Non dovevi fare molte cose, ma poche e oggettivamente molto difficili. Era sperabile che un uomo giovane e in ascesa come te ottenesse qualche minimo risultato in alcuni mesi.
Ed ecco cosa abbiamo a due mesi di distanza: un tuo ministro scelto dalla tua area politica che si dimette per non aver pagato l'Imu; un vice presidente del Senato che dà dell'orango al ministro dell'immigrazione (frase della quale hai una qualche responsabilità: a che pro un ministro all'immigrazione in un governo come questo? perché fa figo?); il ministro dell'interno che "restituisce" una bambina di sei anni e la madre al tiranno del suo Paese; un Parlamento che ancora dopo 20 anni resta inchiodato su temi di giustizia volti a salvare il leader del PDL con l'aggiunta che oltre al coinvolgimento di tutta l'area di destra e di centro del Parlamento ora è rimasta invischiata anche quella di centro sinistra, quella del tuo partito(?); un ulteriore declassamento dei titoli di Stato italiani a seguito delle iniziative del tuo governo.
Ed ecco, il vero punto: il tuo governo, perché io sono abbastanza vecchio e cinico da sapere che la politica fa schifezze, ma si riscatta se e quando le schifezze sono accompagnate da risultati apprezzabili (perché nell'abusata frase di Machiavelli sul fine che giustifica i mezzi, tutti ormai dimenticano che appunto sono i fini che giustificano i mezzi, ma se i fini non sono giustificabili, neanche i mezzi allora lo sono). E quindi, magari posso anche far finta di nulla io, padre di due figlie piccole, di fronte alla "rendition" di una seienne, se nel mio egoismo italiota vedo che il tuo governo sta salvando il futuro mio e delle mie di figlie (e con ciò confesso che addirittura i miei fini non sono poi altissimi, ma insomma, accontentati).
Un governo, senza scomodare grandi pensatori, dovrebbe fare ciò che la parola che lo definisce gli impone: dare una direzione, una guida, prendere iniziative. Ma quello che vedo è il rimando dell'Imu e dell'Iva. Questo è quello che ho visto e ottenuto in mesi di distruzione ulteriore della dignità e presentabilità di questo Paese. Che non è neanche tirare a campare (ammesso che un uomo di 46 anni primo ministro si debba porre obbiettivi dell'Andreotti 70enne), è una garrota, un'agonia, nella quale nessuno manifesta il minimo sussulto di orrore, come se di fronte alla frase sull'orango un primo ministro potesse realmente limitarsi a dire "frasi inaccettabili" e poi tirar dritto, di fatto accettandole.
Darti consigli? Viene male, soprattutto per il pudore di uno che ha appena ribadito di averle volute le larghe intese, ma insomma, almeno permettimi di dire che non era questo quello che immaginavo.