venerdì 29 gennaio 2010
Di palo in frasca
La sportività è una bella cosa, ma qui, su Ferrara, non sulla Juventus (chi se ne frega), suona male, è l'allisciata di pelo all'avversario predestinato alla sconfitta, è il "continuate così" rivolto a chi le prende sempre. Insomma, è, come sempre, irridente anche se di nascosto (e a dire il vero anche un po' da parvenus).
mercoledì 27 gennaio 2010
Il giorno della (mia) memoria
Mi ricordai di quando eravamo bambini. Ci diceva sempre: «Studiate». «Studiate. Perché magari un giorno vi potranno anche portare via tutto, ma non vi possono portare via ciò che avete nella vostra testa».
Non era il modo migliore per invogliarci a studiare. Ci diceva sempre cose più grandi della nostra capacità. Mi regalava libri fuori di qualunque portata di bambino, e noi eravamo bambini, proprio bambini, io avrò avuto sei o sette anni, le mie sorelle meno. E poi, perché ci dovevano portare via tutto? Chi?.
Comunque io mio nonno lo ascoltavo sempre, cercando di capirlo, anche quando non lo capivo. E quindi questa frase la ripetevo anche ogni tanto. Mi piaceva dire qualcosa da adulto.
E poi studiare mi piaceva. Ero pigro, leggere mi pesava meno di correre.
Poi sono anche cresciuto e il senso l’ho capito. Ma non saprei dirlo meglio di come ha fatto un altro:
«…Il canto di Ulisse. Chissà come e perché mi è venuto in mente. […] Se Jean è intelligente capirà. Capirà: oggi mi sento da tanto. […] Jean è attentissimo, ed io comincio, lento e accurato: Lo maggior corno della fiamma antica/ […] Mise fuori la voce e disse: Quando… E dopo quando? Il nulla. Un buco nella memoria. Prima che sì Enea la nomasse. Altro buco. Viene a galla qualche frammento non utilizzabile.
…Ma misi me nell’alto mare aperto
Di questo sì, di questo sono sicuro, sono in grado di spiegare a Pikolo, di distinguere perché misi me non è je me mis, è molto più forte e più audace, è un vincolo infranto, è scagliare se stessi al di là di una barriera, noi conosciamo bene questo impulso.
[…] Siamo arrivati al Kraftwerk dove lavora il Kommando dei posacavi. Ci deve essere l’ingegner Levi. […]
Mare aperto. Mare aperto. So che fa rima con diserto, ma non rammento più. Che tristezza sono costretto a raccontarlo in prosa: un sacrilegio. Non ho salvato che un verso, ma vale la pena fermarcisi: …Acciò che l’uom più oltre non si metta.
Si metta: dovevo venire in Lager per accorgermi che è la stessa espressione di prima, e misi me.
[…] Ho fretta, una fretta furibonda.
Ecco attento Pikolo: Considerate la vostra semenza:/fatti non foste a viver come bruti/ma per seguir virtute e conoscenza.
Come se anch’io lo sentissi per la prima volta: come uno squillo di tromba, come la voce di Dio. Per un momento ho dimenticato chi sono e dove sono.
[…] Darei la zuppa di oggi per saper saldare non ne avevo alcuna col finale. Mi sforzo di ricostruire per mezzo delle rime, chiudo gli occhi, mi mordo le dita: ma non serve, il resto è silenzio.
Siamo ormai in fila per la zuppa, in mezzo alla folla sordida e sbrindellata dei porta-zuppa degli altri Kommandos. I nuovi giunti si accalcano alle spalle. – Kraut und Reuben? – Kraut und Reuben -. Si annunzia ufficialmente che oggi la zuppa è di cavoli e rape: - Choux et navets. – Kàposzta és répak.
Infin che il mar fu sopra noi richiuso.»
Spero che Primo Levi non se ne abbia a male.
Sì. La memoria rende liberi.
lunedì 25 gennaio 2010
Puglia
Ma il punto è altro: era il caso di contrapporgli Boccia? E così poi, in scontro frontale, immaginando, spero, che avremmo picchiato? Perché il 70% a favore di Vendola significa picchiare forte il muso.
Non è che non si potesse o dovesse fare, ma i modi di candidare cambiano i modi di perdere.
E ora ci tocca aiutarlo il nostro comunista avanzato (nel senso di sopravvissuto) e sperare di riportarlo sullo scranno.
mercoledì 20 gennaio 2010
Ancora a dire che non è questo?
lunedì 18 gennaio 2010
Alle volte la storia...
Però: Tornare? Ricevere?
Sinceramente non so cosa stia sotto alle parole di Wade, presidente non so neanche se democratico di un paese che esporta emigrati clandestini.
Viene addirittura da pensare che sia solo una forma di pubblicità a costo zero (trasferirsi da Haiti al Senegal è come passare da una padella all'altra...)
Però, Tornare? Ricevere?.
Mi ha ricordato certe posizioni africaniste di Martin Luther King, mi ha ricordato Mohammed Alì che se ne va a combattere in Africa per riprendersi il titolo.
Però, anche se l'offerta è misera, chi offre ormai più niente a questo mondo? Chi dice "vieni a casa mia, considerala casa tua?".
sabato 9 gennaio 2010
Rosarno
Ma alla fine la questione è anche semplice: gli schiavi, perché questo sono, SCHIAVI, si sono ribellati e a molti questo non va giù, che diamine, noi siamo italiani, gente educata, mica ci si comporta così!
domenica 3 gennaio 2010
Perché no
Quando ero un ragazzo non ero un granché politicizzato e Craxi mi piaceva. Forse mi piaceva perché non ero un granché politicizzato, e lo dico senza connotazioni negative per Craxi. Anzi.
Aveva saputo cogliere il modificarsi della società italiana: il fallimento dei movimenti politici ideologizzati e rivoluzionari; lo sfaldarsi o meglio il drastico ridimensionamento numerico della “classe operaia”; il “ritorno al privato”; l’edonismo; la voglia di uscire da una logica di contrapposizione politica di stampo post-bellico.
Vedeva chiaramente la lampante sclerosi di uno Stato in preda al terrorismo rosso e nero e deviato in alcune sue parti. Seppe interpretare il desiderio di riforme e di rapidità d’azione che proveniva dall’elettorato e si presentò con piglio decisionista (termine che fu coniato da lui o per lui) per cambiare lo Stato. (Desiderio che sta oggi alla base dell’attuale voto berlusconiano). Seppe ridurre l’inflazione dal 20 al 6% in due anni, prendere iniziative impopolari come il taglio della scala mobile e piazzare i missili americani a Comiso in tempi di Guerra Fredda, quando Reagan minacciava apertamente l’URSS. A dire il vero l’iniziativa dei missili a Comiso rientrava nella tradizionale politica italiana filoatlantica, ma Craxi era un PresCons socialista, e il PCI cercò d’inzupparci inutilmente e ridicolmente il pane.
Insomma, uno che di strade intitolate potrebbe meritarsene.
Però, però, c’è l’esplosione del debito pubblico, già iniziata da anni, anche e soprattutto a causa del debole sistema economico italiano e del suo strutturarsi sempre più per corporazione. Craxi non solo non riuscì o non cercò di farci niente, ma peggiorò la situazione e questo è un problema politico serio.
Ma c’è un altro però, ancora più serio. Non seppe modificare nulla del processo sclerotico dell’Italia, anzi, vi si è completamente adattato, come dimostra la parte finale della sua parabola. Egli è sicuramente stato, come dicono molti, il capro espiatorio della questione Tangentopoli. Tutti i partiti erano vergognosamente coinvolti e lo sono ancora. Ebbe il coraggio di dirlo in Parlamento dimostrando un certo grado di inconsapevolezza e di stupore e questo non l’ha aiutato, anzi.
Ma il fatto che sia stato l’unico in sostanza a “pagare” non elimina il fatto che egli fosse responsabile di ciò che gli si addebitava e per questo scappò, scappò da uno Stato del quale era stato PresCons, dimostrando uno scarso senso delle istituzioni. Scarso senso delle istituzioni che contraddistingueva tutti già allora e oggi ancora di più. Insisto, non si comportò peggio degli altri e forse ha qualche merito politico più degli altri, ma si comportò come gli altri, e il fatto che gli altri non abbiano pagato non fa differenza, aumenta semmai solo la diffidenza nei confronti del sistema politico e giudiziario italiano.
Ed è morto contumace, e non come Mazzini, mi spiace, non come Mazzini.
Quindi no, niente strada.