martedì 8 maggio 2012

Ricordi di ragazzino

La Spagna si agita e la polizia comincia a sparare | Linkiesta.it

La prima volta che sono stato in Spagna era il 1985. Ricordo varie cose del viaggio, anche se, con qualche ragione, molti mi accusano di dimenticare sempre tutto (e io invece penso sempre di ricordare solo quello che mi interessa, ovviamente). Lungo tour di quelli che organizzava mia madre e mio padre sopportava alla guida (me lo ricordo ancora: circa 13 mila km in 15 giorni di viaggio). Io mi divertivo molto a tenere le mappe in mano, anche quando non servivano. Era agosto, e ricordo che il caldo era insopportabile. A Saragozza mie sorelle fecero delle fotografie davanti a Nuestra Senora del Pilar su delle statue di bronzo sulle quali facevano solo finta di sedere poiché erano roventi e appoggiarsi avrebbe significato finire ustionati all'ospedale. Ricordo varie altre cose: un pomeriggio a Madrid, in Gran Via, un tizio vestito di tutto punto con tanto di valigetta avvocatizia si mise di punto in bianco, mentre camminava, a lanciare urla disumane al cielo, continuando per la sua strada; chissà, magari poi è andato a tenere un'arringa come uno normale; forse era solo il caldo.
Soprattutto ricordo la sensazione di un Paese un po' strano, meno ricco, un po' demodé, una sensazione che avrei avuto anche 13 anni dopo, quando a Barcellona sono andato a viverci.
Infine un'altra cosa ricordo di quel viaggio lì, poi ritornata anche le volte successive: il timoroso rispetto che incutevano i poliziotti, armati fino ai denti, con manganelli di dimensioni smisurate. Viaggiavano in coppia e la gente stava sempre a distanza, la folla delle strade si apriva letteralmente al passaggio. Era una democrazia giovane allora, la Costituzione aveva solo 7 anni d'età, e il tentato golpe di Tejero era del 1981 (non che io sapessi tutte queste cose, figurarsi). Ma non è cambiato molto da allora, anche nella "molle" Barcellona la polizia era violenta, figlia di una città che oggi è tirata a lucido, ma che nasconde sotto una sottile patina turistica la sua reale e antica civiltà di città portuale, nel senso più profondo del termine (e chi è stato anche a Napoli o Genova, sa cosa voglio dire); dove la "pulizia" del barrio Chino alla fine degli '80 ha visto scorrere il sangue degli abitanti che delle Olimpiadi se ne fregavano.
Vabbe', alla fine questo post è una specie di Amarcord, tutto per dire che non sono per niente stupito che oggi a Madrid e Barcellona si possa avere paura d'andare in giro per strada perché la polizia spara, e per quanto i fatti della Diaz siano di imbarazzante portata, i poliziotti italiani fortunatamente ispirano più facilmente il commissario Manara che non il tenente Cobretti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

...purché se magna