mercoledì 26 gennaio 2011

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"Era l'inferno di Dante" disse di tra le dita. "Era un Dante materializzato. Quando entrai nel campo e scesi dalla macchina sul piazzale mi trovai affondato fino al ginocchio nel denaro; non sapevo dove voltarmi, dove andare. Camminavo su biglietti di banca, sulle pietre preziose, sui gioielli, sugli indumenti. Erano disseminati su tutto il piazzale. Il fetore era indescrivibile. Dappertutto corpi che si andavano decomponendo, putrefacendo, a centinaia, a migliaia. Al di là del piazzale, nei boschi, poche centinaia di metri al di là del filo spinato, lungo tutto il perimetro del campo, v'erano tende, fuochi di bivacco, con gruppi di guardie ucraine e di ragazze - puttane scoprii in seguito, di tutta la zona -, che si sborniavano, ballavano, cantavano, suonavano..."
Franz Stangl già direttore di Sobibor, assegnato a dirigere il campo di Treblinka, descrive il suo arrivo al campo nel settembre 1942.
G. Sereny, In quelle tenebre, Adelphi, p. 211.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

bello, bello, bello

Anonimo ha detto...

pure qui la giornata della memoria?
che pppalleeeee!!!

Anonimo ha detto...

Memoria di che?Io non mi ricordo niente.