martedì 11 agosto 2009

Lega sarda d'azione

Come spesso mi capita, per pigrizia, dirò brevemente e rozzamente concetti sui quali dovrei soffermarmi di più per spiegarmi a dovere, e sui quali comunque ogni tanto torno. Insomma, detto che tutte le scempiaggini che spara la Lega recentemente ci fanno imbestialire, detto che la Sardegna ha le sue "specificità" innegabili, non è che faremmo bene a paragonare le irragionevoli parole e azioni della Lega ad alcune parole e azioni portate avanti dal nostro autonomismo-sardismo-nazionalismo-indipendentismo per decenni e che ci sembravano e sembrano del tutto ragionevoli quando ne parliamo noi e irragionevoli quando ci provano gli altri?

5 commenti:

Giampiero ha detto...

Tra le cose che dicono i leghisti - quasi sempre con stile discutibile - ce ne sono di più o meno convincenti. L'accento messo sulla necessità dell'ingresso nelle scuole dell'insegnamento della/e lingua/e e della storia locali a me sembra sacrosanto. Non ci piace il tono delle parole con cui propongono i temi nell'agenda politica? E' un vero peccato; ricordo che a molti, anni fa, anche Craxi faceva venire il maldipancia al solo vederlo, ma le cose che diceva erano spesso importanti. La Lega oggi rappresenta più o meno quanto il Craxi di venti anni fa: ignorare ciò che propone non è sensato; contestarlo perchè viene dalla Lega non è politico.

Mauro Sanna ha detto...

Sono d'accordo sul fatto che non bisogna sottovalutare quel che dicono, chissà, forse anche quando si esprimono sull'inno di Mameli.
Ma appunto lo stimolo deve essere al confronto politico e non è solo una questione di toni, ma di modi. Una cosa è favorire lo studio anche della "cultura locale", altro studiare solo quella. Il rinchiudersi non paga mai in termini di prospettiva, questo è ciò che voglio evidenziare e purtroppo in Sardegna non abbiamo mai scherzato sotto questo punto di vista.
Dopodiché si facciano pure tutte le battaglie possibili sul "sardo" a scuola, ma non è una battaglia mia. Sarei più contento che i nostri figli conoscessero bene l'Inglese. Lo so, conosco anche quella storia che dice "ma possono sapere bene sia il sardo sia l'italiano sia l'inglese". Per ora le cose non stanno così, non sanno bene nessuna delle tre e se devo scegliere, beh, il sardo è la terza.

Giampiero ha detto...

E' da tempo che non riesco a capire cosa impedisca che in cinque anni di scuola cosiddetta "superiore" si possa studiare la letteratura ottocentesca russa accanto alla minore italiana della stessa epoca. Cosa impedisca di studiare le vicende giudicali accanto alla luminosa storia dei Comuni e delle Signorie del Continente. Cosa tolga alla conoscenza della lingua italiana l'insegnamento dei rudimenti delle nostre lingue regionali. Forse il tempo? Forse la necessità di riprendere - nel biennio - la storia romana per la terza volta nell'arco di vita di uno studente?
Credo davvero che aldilà delle nozioni, a contare, e anche molto, sia l'approccio con cui ci si accosta alla conoscenza di una lingua, di una storia e di una cultura comune: per noi sardi l'approccio alla lingua, alla storia e alla cultura italiana non può prescindere dal riconoscersi parte di quella storia e di quella cultura. E per riconoscersi dobbiamo conoscerci.
Non saremo italiani - nè europei, quindi - se non saremo sardi.
Non prima sardi e poi italiani o viceversa, ma semplicemente entrambe le cose.
Per farti un esempio, credo che l'italiano scritto da Sergio Atzeni (di Passavamo sulla terra leggeri o anche di Mariposas) sia di un livello e di una ricchezza che ha pochi confronti nella letteratura italiana di questi ultimi anni. Atzeni è stato un grande scrittore italiano perchè era e scriveva da sardo (oltre a conoscere bene francese e spagnolo).
Il problema non è quello di stabilire priorità, ma di accettare la complessità di una cultura plurale (orizzontale) senza ridurla a gerarchia.

Mauro Sanna ha detto...

Ciò che dici è perfettamente sensato. Figurati se ti posso contraddire io visto che sai benissimo che ho dedicato buona parte degli ultimi 15 anni della mia vita a studiare la storia della Sardegna (alle volte con un po' di sofferenza, dettata anche dalla divulgazione barbara e strumentale che se ne fa). Ma proprio per questo allora devi essere tanto più d'accordo con me quando dico che non è solo una questione di toni ma di modi e che nel parlare ma anche nel fare della Lega e di molto "sardismo" (uso un termine generico, non volermene) non c'è una volontà né una visione "multistrato" come la tua, bensì un provincialismo e un localismo di scarsissima qualità culturale e politica. Un guardarsi l'ombelico che non ha niente di creativo e di accrescitivo del livello culturale dei nostri figli (e di noi stessi). Non è nient'altro che nazionalismo su scala condominiale e davvero non solo quello leghista, ma anche quello sardo. In tal senso ho un'esperienza diretta del tanto decantato esempio catalano: i loro giovani ormai non conoscono più bene il Castigliano. Tutto ruota intorno a questa esaltazione della loro nazionalità e secondo me in prospettiva tutto ciò creerà loro gravi problemi, ma posso sempre sbagliare evidentemente.
Oltre al fatto che resta da aprire una discussione seria sull'esistenza di un "popolo" sardo, pur riconoscendo che proprio a causa dell'insularità e della distanza la Sardegna è forse un luogo che avrebbe potuto favorire la nascita di questa "cosa" chiamata popolo.
Aggiungo, siccome questo è un argomento che mi appassiona sempre più, perché non proviamo a "lavorarci su" insieme nei modi e tempi che riteniamo più compatibili?

Giampiero ha detto...

Concordo con te che tante cattedre universitarie nate sulla base di una specificità etnica e che non avevano dietro alcuna serietà scientifica sono state una iattura di cui hanno pagato il fio un paio di generazioni di studenti (e anche di contribuenti).
La cultura sarda è un terreno interessantissimo; certi esercizi di retorica cialtrona sulla sardità (ad opera di docenti, baroni e intellettuali rampanti e voraci) sono e sono stati solo il comodo poggiaterga sul quale accomodare appetiti e ambizioni senza ritegno.
Circa l'idea di lavorare sul tema mi inviti a nozze - con tutti i limiti del mio assoluto dilettantismo in materia.