martedì 18 ottobre 2011

Oggi sono eversivo

Da Destra (l'obbrobrioso Vespa ieri notte) ma anche da Sinistra (Repubblica), ieri era tutto un trionfo di "ah ma questi mica sono disperati: sono figli di papà". Addirittura Vespa: "uno degli arrestati è figlio di un magistrato" (simpatico riferimento alla giustezza delle telefonatine di Silvio?). 
Come se i figli di papà non potessero essere disperati. Come se i figli di papà oggi non fossero esposti alla precarizzazione e all'emarginazione dal mondo del lavoro. Come se l'essere "figlio di" implicasse per chiunque una automatica soddisfazione, dimenticando che, a prescindere dalla crisi, essere "figlio di" è in primo luogo fonte di una frustrazione se non si riesce a diventare "qualcuno" a propria volta. (Vedi la vicenda del figlio di Donat-Cattin, e non parliamo dell'oggi, ma non fa chic parlarne). Come se ritrovarsi a 35-40 anni a tirare avanti con lavoretti o quando va bene nobili borse di studio e per il resto dipendere da paparino che fa il magistrato o l'avvocato o il dentista o il prof. universitario fosse il massimo della vita.
Dimenticando, tutti quelli che pontificano da giornali e talk-show, di essere praticamente tutti stati fieri lanciatori di sampietrini e non solo e di essersi fermati solo quando sono arrivati alla greppia, seduti su un mare di pietre, dopo aver distrutto quasi del tutto le istituzioni dello Stato e per poter continuare lo sfascio occupando i posti di potere ad infinitum e facendo esplodere il debito pubblico. E non risulta che fossero tutti figli i operai e contadini (lo erano, questo sì, i carabinieri degli anni '70, come notava Pasolini). L'unico che ha ricordato il suo passato di lanciatore di molotov è stato D'Alema, e lo stanno crocifiggendo per questo (come non ci fossero ben altri motivi per volerlo cacciare, anziché rimproverargli l'onestà intellettuale di non aver dimenticato il proprio passato).
Tutti dimenticando che da che mondo è mondo, le uniche rivoluzioni che abbiano avuto uno straccio di successo sono state guidate da borghesi, perché i figli del popolo non sono abbastanza duri mentalmente per vincere le guerre.
Tempi duri.

1 commento:

Anonimo ha detto...

E' vero. D'Alema si è messo i baffi di Polito, che ancora un po' scrivo Pilato e va bene lo stesso.
Guarda a caso pensavo anche io a Pasolini e al suo "stare dalla parte dei poliziotti", cioè della povera gente che lavora e che tuttavia spesso al proprio lavoro si appassiona fin troppo (come a Genova qualche anno fa, di notte).
Non l'altro giorno, evidentemente. Che poi la rivoluzione la possano fare i fighetti e gli stronzi è innegabile, così come è vero che prima o poi anche il più mansueto dei condomini penserà di bruciare tutto. Ad impedirglielo (salvo celebri eccezioni) non è stata la mancanza di "durezza" ma di tempo da dedicare all'impresa. Se continua così, però, di tempo ce ne sarà a sufficienza per riassaporare il gusto della carne umana.