Renato Brunetta è un uomo di rara antipatia. E non mi capacito di come per un breve periodo i sondaggi lo dessero per il ministro più amato del governo Berlusconi. E non solo è antipatico, ma è scorretto, visti i numerosi episodi di arroganza e maleducazione sfociati nel "cretini, cretini, cretini" ai dipendenti pubblici, cioè a quelli che lavorano nel suo ministero. E quindi esprimergli qualcosa che abbia a che fare con la solidarietà mi pesa proprio.
Tuttavia, se mi è piaciuto Tremonti che duettava con Sacconi dandogli del cretino in diretta microfonica, devo dire che quando poi si insiste sulle sue dimensioni io non mi diverto affatto.
Non mi diverte neanche quando lo fa quel genio di Corrado Guzzanti che deve ammettere che sfottere Brunetta per l'altezza è il grado zero della comicità, è peggio che dire "cacca", perché è più volgare ed offensivo. Non è neanche satira.
Tutto questo per dire che non mi stupisce ma mi infastidisce comunque che il padano il Bossi gli si sia rivolto con la frase "nano non rompere". In primo luogo perché è un ministro della Repubblica che si rivolge ad un altro ministro della Repubblica. E poi perché Umberto Bossi dovrebbe ricordare meglio di altri cosa significhi la malattia e il dolore e l'umiliazione di una menomazione fisica che attira gli sguardi su di te. Umberto Bossi potrebbe subire quotidiani insulti anche per la difficoltà che si fa a comprendere il suono delle sue parole visto il dramma umano che ha vissuto. E invece no, insulta con armi che fanno schifo, che sono sempre lì a ricordarci cosa abbiamo nelle budella, che esprimono con chiarezza il perché delle sensate paure di Churchill nei confronti della democrazia.
La notte della Repubblica continua
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