Predicava Don Primo Mazzolari: “a che serve avere le mani pulite se le teniamo in tasca.”
I fatti di cronaca politica degli ultimi mesi ci consegnano la fotografia di un Paese che immeritatamente si identifica in un modello sociale, quello che semplicisticamente viene definito “berlusconiano”, che giorno dopo giorno seppellisce le conquiste socio-culturali che negli ultimi 60 anni sono state raggiunte in Italia. In questo quadro la Sardegna paga il prezzo più elevato di questa recessione culturale e sociale, perché il nostro popolo è stato fino ad oggi governato prevalentemente da figure che non hanno capito che la nostra specialità non deve più essere “difesa” perchè intesa come un handicap, ma piuttosto “spesa” come una risorsa ricca di valori sociali conservati nelle nostre tradizioni, da tutelare allo stesso modo e forse di più delle nostre coste.
Ed è proprio nella tradizione del nostro popolo che il valore della solidarietà verso il più debole, il povero e il diverso trova una delle più elevate manifestazioni di forza che si possa riscontrare nell’intero panorama sociale, non solo italiano.
Per questo motivo trovo inqualificabile che si possa far leva proprio sulla sensibilità del popolo sardo verso il principio della solidarietà per farci digerire l’ennesima scelta demagogica e populista fatta da questo Governo Nazionale a favore delle martoriate terre abruzzesi, per le quali noi sardi, fin dalle prime ore, abbiamo messo a disposizione forze e risorse.
Queste scelte si sommano ad altre che la nostra terra sta subendo da mesi, conducendo il nostro popolo alla miseria materiale, alla disperazione ed alla paura per il futuro. Il quadro è cupo, ma non per questo privo di spazi per la speranza. E la speranza sta nelle tante mani pulite sarde che sono certo non tarderanno ad essere sfilate dalle tasche dove da troppo tempo stazionano inerti.
Per quanto mi riguarda, sardo di nascita e socialista convinto, trovo naturale usarle per stringerne altre che condividano con me valori e principi fondanti della nostra comunità. Questo sta già accadendo e, nel PD Sassarese, siamo già un nutrito gruppo, coordinato da uomini e donne che non hanno paura di rischiare di mettere a repentaglio la propria quotidianità. Persone che durante il giorno vivono nella precarietà, ma pronte a rinunciare volentieri ai propri interessi per incontrarsi, confrontarsi e crescere insieme.
Crediamo di più in noi stessi e convinciamo chi ancora non vede quanto sta accadendo ad abbandonare il modello dell’uomo solo al comando per ristabilire la sovranità del popolo con le sue plurali rappresentanze.
Concludo continuando nella citazione del pensiero di Don Primo Mazzolari rivolgendomi a chi oggi, dopo aver per mesi monopolizzato l’attenzione delle masse, si distingue per il suo silenzio in questa deriva populista che sta dilagando anche in Sardegna: “un uomo d’onore non lascia agli altri la pesante eredità dei suoi adesso traditi. Bisogna agire adesso e non domani”.
2 commenti:
Se il PD sarà in grado di realizzare una politica socialista, sarò il primo elettore del PD.
Purtroppo dubito che il PD sappia (voglia?) fare una politica socialista.
Aquarius
Per fare una politica socialista, prima di tutto bisogna esserlo socialisti...
Vedremo al prossimo congresso quanta gente socialista sarà eletta nella dirigenza locale e non del partito...
Vedremo anche quanti cittadini di idee socialiste saranno pronti a sostenerli nella campagna congressuale che si è aperta per il rinnovo della dirigenza del PD...
Per ora, qualcuno di noi si è messo in gioco sapendo bene che tutto in Italia e non solo nel PD è sempre più difficile...ma almeno ci prova
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