Tra domenica e oggi si sta verificando nuovamente, questa
volta in Francia, un fenomeno che ha fatto scandalizzare parecchi nei mesi
scorsi a proposito dell'Italia. La cosiddetta sospensione o flessione della
democrazia. In effetti accade che in un Paese, un grosso Paese, che per ventura
è la 4° o 5° potenza economica mondiale, si vota. E i cittadini si orientano
verso un governo diverso e questa cosa viene "punita dai mercati": la
borsa entra in crisi e lo spread vola. È un segnale, un modo per dire, cari Francesi,
così non va. Voi decidete pure liberamente col vostro voto, sia chiaro, siete
una democrazia, ma attenti perché finite male, meglio se vi mantenete il tipo
che vi ha governato sinora.
E la cosa simpatica è che i Francesi a questa cosa non sono
abituati, mentre gli Italiani sì (la DC non ha governato per 40 anni solo
perché il PCI era fatto di incapaci, ma perché così prevedeva il patto
atlantico e perché non avevamo in Italia un partito socialdemocratico degno di
questo nome sino all'arrivo di Craxi).
Si confermano scenari preoccupanti per l'Europa, perché la
Francia non è la Grecia (e daje, poveri Greci, ma anche no, perché come i
Cinesi ora ci aspettano seppur nudi sull'altra riva del fiume, e ci aspettano
tutti, compresi gli Olandesi), e perché è confermata l'imbarazzante debolezza
della politica, l'incapacità dell'UE (o meglio del duo franco-tedesco) a
gestire una cosa chiamata moneta unica, e perché così sì che i mercati, che non
sono feroci, se non nel senso della ottusità animale con la quale seguono le
loro regole, prendono il sopravvento su quella simpatica cosa chiamata
democrazia.
E così avviene che la Grecia che la democrazia l'ha inventata e l'ha esportata, ora l'ha persa e sta esportando il nuovo modello.
Benvenuti nella modernità.
1 commento:
finalmente un bel post
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