Rutelli dice me ne vado e poi frena. Ma forse se ne va. D'altronde se ne parla da tempo. Non sottovaluto la questione, nell'immediato sarebbe un problema. Porterebbe via con sé una parte del partito, che è nato per aggregare non per scindere, non dimentichiamolo. Anche se ci ha aggregato la Binetti a suo tempo, e questo non mi è piaciuto.
Non sottovaluto la questione perché le sue critiche sono sensate, e non vanno sottovalutate da chi, come me fa propaganda al partito e ne fa parte convintamente, illudendosi. Dice Rutelli per esempio: "In questi due anni il Pd ha sprecato un patrimonio, anziché costruirne uno nuovo. Dopo quindici anni era evidente che lo schema dell’Unione era finito. Bisognava cambiare tutto. E invece non è cambiato niente. Il Pd è senza ceti produttivi. Vota per noi soltanto il 13-14 per cento dei piccoli imprenditori. Ne votavano di più per il vecchio Partito comunista. Siamo senza operai, senza ceto popolare. Il discorso che Veltroni fece nel 2007 al Lingotto e una conduzione battagliera della campagna elettorale del 2008 hanno portato il Pd a conquistare un terzo dei voti. Da allora lo stesso Veltroni si è affidato a un eclettismo senza baricentro politico, non è mai più arrivata una proposta chiara".
Tutto vero.
D'altro canto, se, come spero, Bersani riuscirà a fare una proposta chiara, a "cambiare terreno di gioco, giocatori e anche tifosi" come dice sempre Rutelli, ad uscire dalle secche nelle quali siamo finiti, il PD potrà tranquillamente fare a meno di Rutelli stesso.
1 commento:
Di nuovo la storia dei leaders(?) di partito che fanno esegesi politica o storia spiccia. Ma hanno capito o no che LORO sono parte in causa e causa di molti mali e non possono permettersi (almeno non adesso) di fare commenti? Sarebbe come intervistare un pollo dentro il forno e chiedergli cosa si prova ad arrostire.
A margine, vada pure dove vuole, Rutelli. Nel grande gioco dell'oca del centrosinistra lui, con quella faccia di dado, per quanto mi riguarda può girare all'infinito.
Alessandro Soddu
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