La questione del numero dei parlamentari italiani è da tempo argomento di discussione. “Sono troppi”, si dice spesso, pensando a quanto costa il Parlamento italiano, al deficit pubblico, alla (in)efficienza del Parlamento stesso.
“Sono troppi” lo si dice sia a destra sia a sinistra, soprattutto da parte di cittadini esasperati (sempre più esasperati e sempre meno fiduciosi del e nel processo democratico). Lo dicono ogni tanto anche alcuni parlamentari, soprattutto quando sono in vena di demagogia (praticamente sempre).
Alla fine (o forse sin dall'inizio) lo ha detto anche lui, il sig. B., il campione della demagogia, quello del “datemi il 51% dei voti e vi solleverò il mondo”.
Spero che ora, dato che l’ha detto lui, almeno a sinistra, finalmente si ragioni con maggiore calma. Non è che non veda e non abbia visto quanto costa questo maledetto Parlamento, quanto siano inefficienti i nostri sistemi democratici (mica solo il Parlamento), quanto sia grande il nostro debito pubblico (che non verrebbe certo saziato da una misera riduzione di parlamentari, sarebbe come togliere un caffè dal nostro bilancio familiare, non uno al giorno, uno).
Ma la rappresentanza è forza, non debolezza del sistema, le istanze dei cittadini dovrebbero arrivare in Parlamento per bocca di chi? Se non degli eletti?
La mia memoria è sempre più ballerina, ma in Sardegna mi pare che eleggiamo una 15ina di deputati in tutto. Vi sembrano troppi? Li dimezziamo?
Il punto è che bisogna dimezzare gli stipendi (questo per la parte demagogica) e ancorare l’elezione dei deputati non al partito, ma ai cittadini; naturalmente cambiando in parte il sistema istituzionale italiano e rinforzando il ruolo del Parlamento, non svilendolo come vorrebbe il sig. B.; solo così si potrà in parallelo dare ulteriori poteri all’Esecutivo: ai fini della efficienza tanto desiderata.
Ma per questo vale lo stesso argomento che espressi a proposito della Costituzione: non è intoccabile, ma dipende da chi la tocca.
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