Quelli che non amano il Natale.
Riflessioni da colazione tardiva.
Mi soffermo su due sole categorie: quelli che non lo amano
perché sono contro l'obbligo alla felicità, alla "festeggiosità",
alla "regalosità". Insomma saltiamolo, andiamo dritti al 7 gennaio,
si torna al lavoro, tutto torna normale. Vi capisco, nel senso che so cosa
provate, ci siamo passati tutti, la normalità è uno strumento eccezionale di
controllo della propria esistenza e dei propri tormenti. Però, sappiatelo,
avete un problema, che è proprio quello lì: controllare i propri tormenti e le
insoddisfazioni. Soprattutto: non volete bene o non vi sentiti voluti bene a
sufficienza. È tutto qui. Se voleste bene in modo soddisfatto il Natale sarebbe
una grande occasione di dimostrazione, nel dare e nel ricevere, che siate
credenti o no. Volete saltare la festa più buona dell'anno? Fatevene una
ragione, la colpa non è della festa.
C'è poi la seconda categoria: quelli che rimpiangono i bei
tempi che furono. Il Natale fatto di due mandarini e tre noci regalati dai
genitori e povertà a manetta. Ah, allora sì che eravamo felici. La povertà,
regno della vera felicità. Intanto vorrei capire quanti sono quelli che hanno
realmente vissuto quel tempo; da quanto ne so, e si tratta di racconti, la
generazione di mio padre è stata l'ultima, parliamo di 70 anni fa e della II
guerra mondiale. E quando me ne parla non mi pare che rimpianga di quegli anni
se non una cosa: la "magia", non certo i mandarini. Ecco la magia:
quando ero bambino, non due giorni fa, bensì 40 anni, la magia del Natale si
manifestava con la pubblicità (oh mio Dio, no) del brandy Vecchia Romagna:
bianco nero, slitta, sonata per violino di Ludovico van. Come fa la pubblicità
a trasmettere magia? Che ne so, dipendeva forse dal fatto che ero bambino e
quello era il mio mondo magico? Tendo a crederlo, d'altronde pensavo che
esistesse Babbo Natale, figuratevi voi.
Ora sono vecchio, non credo a Babbo Natale, non c'è più la
pubblicità del Vecchia Romagna (ma ieri in un bar stavo per comprarmi una mignonette che mi ricorda la
fanciullezza con mio nonno), non c'è più la magia. Ma ho due figlie che stanno
in un mondo magico, di Babbi Natale, di Winx, di alberi di Natale.
Le guardo e sento che la vita il 7 gennaio avrà senso solo
ripensando al Natale.