giovedì 13 febbraio 2014

Atmosfere

Secondo me in quello che sta succedendo in queste ore a proposito del governo non è facile trovare analogie con il passato. La prima repubblica è lontana, almeno per me. E tuttavia, nonostante il fervore con il quale pare che quasi tutti stiano seguendo la vicenda io credo di poter ravvisare con la prima repubblica non tanto un'analogia, appunto, quanto un dato comune, pure, davvero, al momento, poco apparente: l'indifferenza.
Mi spiego, vi è stato un tempo, nell'Italia della prima repubblica appunto, in cui cambiare il presidente del consiglio non significava poi granché; cadeva un governo ogni dieci mesi o giù di lì, il governo Craxi, il più lungo della prima repubblica, durò tre anni, neanche De Gasperi riuscì a far durare di più un suo governo. Non parliamo dei ministri. E in tutto questo tourbillon in fin dei conti il Paese andava avanti, verso il baratro, ma andava avanti. Le dimissioni di un Andreotti o di un Fanfani non significavano niente di traumatico.
Tutto è cambiato con la seconda repubblica, ma a dire il vero, ancora una volta, non per la capacità di leadership di qualcuno, ma solo per la forte polarizzazione causata da Silvio Berlusconi, siamo seri. L'attenzione spasmodica verso le tensioni governative hanno avuto senso solo con la presenza di Berlusconi e in misura molto minore di Prodi.
Solo recentemente, molto recentemente, con la crisi dello spread, quindi a partire dagli inizi del 2011 direi, la questione premier e conseguente stabilità del governo hanno assunto un significato di vita o di morte per la maggioranza degli Italiani. Avere un premier significava rendere sostenibile il debito italiano e quindi molti stipendi, molte pensioni, la vita o la morte di tutti noi.

Oggi, che Berlusconi è fuori gioco almeno per il ruolo di presidente del consiglio, che la crisi dei BRICS ha riportato i soldi in Europa, che Draghi ha salvato l'Euro, che la situazione è calma, seppure difficile (come almeno dagli anni 70 che io sappia), la questione di chi fa o non fa il presidente del consiglio può tornare a essere quello che era: qualcosa di assolutamente indifferente.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Vero. Però immagino lo "scoglionamento" di chi ha davvero creduto che Renzi o NicoLetta potessero rappresentare qualcosa di nuovo e magari di buono.
Spero comunque che sia così, anche se con il teatrino si sente odore di stantio.