giovedì 26 marzo 2009

Modernità del passato

Domani mi capiterà di parlare di Enrico Costa, poligrafo sassarese dell'800 noto ai Sassaresi e un po' ai rimanenti Sardi. Ne parlerò soprattutto in rapporto al suo modo di interpretare il Medioevo "sardo" e così, come osservo non da oggi, mi viene da dire che Costa senza aver mai smesso di essere moderno, diventa oggi ancor più moderno e contemporaneo. Non perché io condivida una riga del suo modo di "leggere" il Medioevo della Sardegna, ma perché è il modo attraverso il quale la storia dell'Isola è stata letta da quasi due secoli a questa parte. Un metodo sardista e rivendicazionista, che nel Medioevo prearagonese trov(erebbe) la sua massima rappresentazione e da lì si irradia a monte e a valle e del quale non ci siamo mai liberati. Neanche in questi ultimi decenni europeisti o addirittura globalizzanti, tutti tesi alla costruzione di una possibile cultura post-nazionale, o almeno post-nazionalistica.
Niente, in Sardegna quasi nulla è passato dell'onda globale, lontani come siamo e rimaniamo dal resto del mondo. E ora che la globalizzazione è già morta, schiacciata da questa immane crisi finanziaria che ci costringe a piantar basilico in poggiolo e a tornare alla curtis, possiamo evitarci la fatica di un lentissimo, geologico, ridimensionamento del nostro patriottismo storiografico e riguardare soddisfatti il nostro ombelico che coincide inevitabilmente con quello del mondo.
Costa, che non era poi così male, almeno lui era moderno, continuerà ad essere un punto di riferimento e noi potremo suonare chiterras mangiare sebàdas, vestire vellutino e maledire la sorte.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

E' tutto vero, o quasi. La "costante resistenziale" consiste in realtà nella capacità di resistere a vivere in Sardegna (e a Sassari), di resistere a se stessi, ed anche a Mauro Sanna (questo è più facile).

Franco Campus ha detto...

La volontà di celebrare Enrico Costa a Sassari, di trasformarlo in un mito, dato che ha scritto al sua poderosa opera su questa città è stata forte. La possibilità di contestualizzarlo, di capire chi negli stessi anni, o pochi anni dopo la sua scomparsa ha riscritto e posto le basi per un analisi scientifica della storia della Sardegna, è stato più difficile. Contestualizzare Costa è stato fatto dall'amico Mauro Sanna. Non c'è bisogno di esprimere qui la mia stima nei suoi confronti, già fatta a voce, e ora per scritto, anche se virtuale.
Il contesto delle celebazioni su quel che resta del Costa è nella sua analisi del convegno.
Nessuno ha cercato gli eredi del Costa. Forse un pò per modestia, ma forse anche un pò per vergogna, dato che la sua maggiore opera è irritante e fastidiosa nelle lettura. Per paradosso assomiglia ad una bella donna vista da lontano a carnevale: nel buio della sala, tra musica assordante essa si presenta, si avvicina: è formosa, ben dotata, con seni tondi, calze velate e tacchi a spillo. Un abito da fatina di colore blu e argento. Le luci stroboscopiche, come quelle delle celebrazioni, ne aumentano il valore, ma a colpi di flash ci si accorge che la fatina è una orribile baldracca di mezza età con seri problemi con la dieta e con un cervello al pari dei tacchi.
Ma avrà dei figli questa donna? I Costa pensieri che fine hanno fatto?.
Eccoli pronti: le dolci spigolature sulla Sassari post bellica di Manlio Brigaglia, dove emerge sempre una città onesta e ben vestita, che va all'università, beve il caffè in piazza, la fainè per strada, compra i piedini di agnello al mercato e mangia e discute sul valore delle parentele: Cossiga è parente dei Berlinguer, che erano cugini dei Siglienti, ma nipoti del prof... e cognati di Segni.
Una città che nel frattempo distrugge a colpi di ruspa e di sporcizia la sua struttura.
Nel medioevo totale. e di tutto e il contrario di tutto di Tonino Fauli, ma campione di vendite. O in quello misterioso e inutile di Renato Pintus. Libri che sulla scia del Costa hanno solo interpretazioni sull'orlo della ovvietà e banalità e glissano sulle identificazioni più complesse dei processi.
Si deve celebrare Enrico Costa, ma si deve anche dire la verità che i suoi volumi restano, purtroppo, ancora il punto di partenza di una ricerca che non supera nemmeno lo spazio della ex cinta muraria della città, anche se le brecce sono state aperte a partire dalla metà dell'Ottocento.
Il successo dell'opera del Costa è sopratutto anche nei suoi successori che ancora lo imitano presso i palazzi governativi, da localizzare presso ex negozio di Tomè.

Anonimo ha detto...

Bellissimo! Pubblicalo su Dies, per favore! (etichetta: Società)
Aquarius

Anonimo ha detto...

Palazzo di Città (ex Teatro Civico) di Sassari, 27 marzo 2009: c’erano Gianfranco Ganau, Andrea Oggiano, Maria Grazia Ledda, Attilio Mastino, Antonello Mattone, Piero Sanna, Peppinetta Fois, Albertina Vittoria, Michele Pinna, Susy Trova, Cristina Cugia, Aldo Morace, Toti Mannuzzu, Stefania Bagella, Anna Maria Piredda, Angelo Castellaccio, Paolo Scarpellini, Sandro Ruju, Anna Tilocca Segreti, Pina Uleri, Tonino Delogu, Massimo Pittau, Enrico Basso, Elisa Varela, Andrea Da Passano, Franco Borghetto, Paola Porcu, Tonino Fauli, Paola Berlinguer, Pier Paolo Mura, Mauro Gargiulo, Luigi Agus, Eloisa Mura, Alessandro Soddu, Mauro Sanna, Giuseppe Zichi, Giuseppina Sanna, Annamari Nieddu, Carla Ferrante, Salvatore Tola, Marisa Brigaglia, Tiziana Olivari, Angelo Ammirati, Tino Grindi, Raimondo Cugia, Antonio Arcadu, Manlio Brigaglia, Alberto Moravetti, Marina Addis Saba, Luca Foddai, Mariella Cortès, Sergio Ticca, Antonio Capitta. E qualche altro.