domenica 4 gennaio 2009

Buoni e Cattivi

L’arrivo a Cagliari del commissario del PD, mi ha fatto ricordare qualche piccolo episodio dell’età scolare.
Tra i tanti ricordi del periodo nel quale frequentavo le scuole elementari, uno in particolare oggi mi ritorna in mente. Quando il maestro doveva assentarsi dall’aula lasciando noi alunni senza alcun controllo, incaricava il compagno che riteneva meritevole della sua fiducia di segnare sulla lavagna “buoni e cattivi". Un compito che il compagno designato generalmente svolgeva diligentemente, sentendo l’alta responsabilità che derivava da quel compito. Spesso però capitava anche che il prescelto consumasse piccole vendette personali, secondo un’infantile visione di ciò che era giusto o sbagliato. Alle volte avveniva di peggio, cioè quando il prescelto consumava vendette ordinate da altri compagni con lo scopo di far piacere al proprio clan impegnato a prevalere nella leadership della classe.
Non so esattamente perché oggi mi ritorna in mente proprio questo ricordo dell’età scolare. Probabilmente è un ricordo che il mio subconscio fa riemergere perché evidentemente non sono contento di qualcosa, sono preoccupato per qualcosa o mi sento minacciato da qualcosa. Curioso, perché è esattamente l’opposta sensazione di qualche anno fa, quando nel corso della mia crescita ho scoperto di aver maturato saldi ideali riferiti ad un socialismo moderno del quale ritenevo avesse sempre più bisogno la società nella quale vivo. Convinzione da cui derivò poi il mio impegno politico, le mie scelte di appartenenza, i sacrifici, le delusioni e la lotta per arrivare al grande sogno del PD.
Qualcosa ora sembra essere cambiato.
Fra qualche giorno, sicuramente non su una lavagna di scuola, sarà compilata una lista di nomi validi per le elezioni regionali di metà febbraio. Nella discussione che deriverà da queste scelte, alcune persone oggetto di valutazione saranno definite “buone” o “cattive” da qualcuno che dice di essere “buono” e, quindi, per definizione capace di catalogare i “cattivi”.
Credo sarà un momento non certo fra quelli che ricorderò con piacere, diverso da quello del 2004, ma forse inevitabile ormai. Certamente non quello che ritengo utile e positivo per il mio partito e tutto il centrosinistra isolano.
La cosa che rende più amaro il tutto è che saranno ancora una volta pochi a decidere, troppi a subire. Forse sarà questa la riforma che la gente sta cercando, il commissariamento del proprio pensiero o addirittura di se stessi. E forse sono io che sbaglio, forse devo fidarmi di più dei miei compagni di classe. Magari l’Uomo, tornando nel loft romano, consegnerà questi elenchi così che il maestro possa rientrare in classe e ricominciare la lezione con un ordine ed una disciplina recuperata non dal metodo della lavagna dei buoni e cattivi, ma piuttosto dalle proprie capacità pedagogiche.
Forse non devo dimenticare che il sogno di qualche anno fa è comunque raggiungibile.
Forse…

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non mi piace l’aria che tira. Non mi piace questa atmosfera da “Ok Corral”. Le divisioni, le spaccature interne. L’identità che va a farsi benedire o finalmente a maledire, eppure sbandierata ai quattro venti (ma la bandiera è sporca e non di cioccolato). Non mi piacciono i capelli finti e tinti e i cappellacci, i summits e le conventions. Non mi piace niente. Niente niente.

Anonimo ha detto...

Nemmeno a me...
Ma non è più tempo per gli anarchici, ne per perdere la volontà, ne per dire che tutto è uno schifo. Forse è tempo di esistere, in piccolo, ma di esistere