lunedì 15 dicembre 2008

Sardità

Se, all’indomani del dibattito in Consiglio regionale che si terrà i prossimi 22 e 23 dicembre, Renato Soru confermasse le proprie dimissioni da Presidente della Regione, compirebbe un gravissimo gesto di irresponsabilità politica nei confronti di tutti i Sardi. È infatti inconcepibile e incomprensibile che il presidente Soru decida di dare termine anticipatamente al Governo della Regione senza portare a termine la realizzazione della Finanziaria regionale 2009, unico strumento che potrebbe servire da salvagente dell’isola in questo terribile contesto in cui la Sardegna si ritrova ad affrontare la peggiore crisi economica degli ultimi decenni. Un’azione che non ci si dovrebbe aspettare proprio da colui che con forza ha voluto riportare anche in ambito emozionale, quello dell’amore verso la propria Terra, uno dei temi fondanti della politica regionale da sempre: quello dell’Autonomismo.
È assolutamente necessario che la razionalità, il senso del dovere da buon padre di famiglia e di responsabilità tornino al centro dell’agire politico, non si può rimanere insensibili all’urlo di dolore che proviene da ogni parte dell’isola: dal mondo produttivo, da quello lavorativo, dall’intera società gravemente affaticata dalla difficile situazione. Il Presidente della Regione Sardegna, ha più di chiunque altro in Sardegna il compito e la responsabilità morale e politica di combattere la crisi con tutti i mezzi a disposizione. Per poter almeno pretendere di essere il miglior interprete della cosiddetta “sardità”, come ha recentemente affermato Enrico Letta, Renato Soru dovrebbe ritirare le proprie dimissioni e non rendersi responsabile del fatto che almeno metà del 2009, ma forse più, si svolga in regime di esercizio provvisorio del bilancio regionale, mentre dal Nord al Sud della Sardegna la grande industria manda in cassa integrazione o licenzia migliaia di nostri conterranei e le piccole e medie aziende scompaiono a decine nel silenzio generale, sfibrando o addirittura demolendo il tessuto connettivo economico e sociale dell’isola.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono d'acccordo con te.
Soru, moderno imprenditore come pochi ne esistono in Italia, è un uomo da scalata. Possiede mezzi economici che altri non hanno, si circonda di esperti della comunicazione che pochi possono ingaggiare, pare motivato da un' insaziabile voglia di rivalsa sociale che lo rende inarrestabile. Pensa e viene convinto che non solo può governare la Sardegna, ma può egli stesso "essere" la Sardegna. Sente che presto può gustare quel sapore speciale che il potere può donare e che, probabilmente, neanche il denaro può più fargli cogliere. Identificare un intero popolo (o quasi) in un solo uomo è un impresa riuscita a pochissimi nella nostra storia. Quindi, perché rinviare il momento nel quale raggiungere questa meta, perché non salire l’ultimo gradino di questa meravigliosa scalata.
Oggi, con la Sardegna che è in piena crisi economica e sociale, piegata sotto il pesante mantello grigio di una diffusa povertà, compiere quest’ultimo balzo verso la vetta è una scelta che identifica chi la compie. Rinunciare al varo della Legge Finanziaria (che darebbe respiro e speranza ai Sardi) per cogliere il tanto atteso momento della consacrazione dell’ uomo simbolo, far diventare se stessi un riferimento di “culto politico” e rinunciare ad essere il leader di una coalizione che si riferisce a precisi ideali riformisti, socialisti ed autonomisti, mi farebbe pensare che abbiamo probabilmente perso il “Compagno” ed “Amico” Soru, quello dei meravigliosi anni della rinascita della Sardegna dopo la nefasta epoca Pili-Masala.
Io mi auguro di no, spero che le dimissioni vengano ritirate, spero che tutto si ricomponga, che il buon senso prevalga e che si decida tutti insieme di non fare ciò che ora non serve, cioè lasciare soli i più deboli. Così come spero che si ritorni presto a ridare la parola alla politica, quella vera, lasciandoci alle spalle individualismo ed interesse di parte.