martedì 3 gennaio 2012

Il crucifige e la democrazia


L'istituzionalizzazione sociale della politica, come sempre quando si tratti di istituzioni, toglie necessariamente qualcosa alla spontaneità soggettiva e la co­stringe in una cornice obiettiva di lunga durata e di ampia portata. Comporta dunque sacrifici per i singoli, ai quali viene negato il diritto di volere tutto e subito. Ma queste rinunce sono la condizione affinché le energie individuali si indirizzino in una prospettiva costrutti­va, non si isteriliscano in gesti dimostrativi, occasio­nali e irrazionali e, soprattutto, non cadano preda di coloro che le volessero utilizzare strumentalmente ai loro fini. L'attuale generalizzato sentimento contrario alla politica organizzata, l'appello a una presunta na­turale sapienza della gente comune che non supera la soglia dei giudizi e dei pregiudizi individuali, la ten­denza a dare voce immediata in politica a umori pre­politici, superando d'un balzo ogni istanza organizza­ta intermedia, sentita come impaccio, diaframma e tra­dimento, sono tutti segni attuali dell'adulazione del popolo, del tentativo di tenerlo in una condizione di minorità infantile, per poterlo meglio controllare.
G. Zagrebelsky, Il crucifige e la democrazia, Torino 1994, p. 121.
Non mi convince molto la frase finale sul solito tentativo da parte di una sorta di mister X di tenere il popolo in una condizione di minorità infantile (che comunque il popolo sembra non aver mai superato nonostante tutti gli sforzi di sinistra dell'ultimo secolo), ma il resto mi piace molto.

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