mercoledì 15 dicembre 2010

Pil

Nella bella puntato di Report di chiusura, si parlava del Pil e della sua ottusità.
Di fatto te lo spiegano alle medie che nel Pil (Prodotto interno lordo) di un paese entra tutto ciò che muove denaro, che fa in qualche modo reddito. Quindi anche gli incidenti stradali, l'immondizia, tutto. Quindi anche i disastri ambientali, perché per rimetterli in ordine, del tutto o in parte, si muove denaro.
Ma questo non vale solo per l'Italia, e allora mi è venuto in mente un bel pezzo che avevo letto a ottobre  e del quale inserisco il link originale nel titolo del post.
Comunque lo riporto qui (è tratto dal blog Petrolio):
Francamente, un pochino già avevamo il sospetto che quelle che qui si chiamano "grandi opere" fossero solo un sistema per buttare soldi e risorse. Ma per sbatterci in faccia la loro assoluta inutilità ci volevano i cinesi, che non cercano di nascondere la realtà dietro chiacchiere televisive e specchietti per le allodole. Serve PIL? Ecco il PIL.
Come riporta Zerohedge:
Vi siete mai chiesti come fa la Cina a centrare, anno dopo anno e con estrema precisione, l'obiettivo di una crescita del PIL dell' 8,0001%? Semplice: non smettendo mai di costruire. E ciò significa demolire edifici vuoti persino prima che siano completati, e ricostruirli. Sciacquare, ripetere.
Sembra proprio che le cose vadano così. ChinaHush riporta una serie di esempi, tra cui hotel 4 stelle con 10 anni di vita buttati giù per essere trasformati in 5 stelle, centri sportivi nuovi e funzionanti fatti saltare per ricostruire un museo, ponti panoramici destinati a durare 100 anni e tirati giù dopo appena un decennio, e così via. E non si parla di palazzine a quattro piani, ma di mostruosi grattacieli.
Nella sua ricerca del motore perpetuo per la bolla immobiliare, il politbureau cinese è incappato nell'equivalente cementiero dello Shangri-La.
Ecco come si fa, tante volte ve lo foste chiesti, a consumare ogni anno il 40% della produzione mondiale di cemento e acciaio. Mentre 4 sciocchi come noi se ne stanno qui a contare quante risorse restano, il mondo continua a bruciare materie prime inutilmente solo per mantenere in nutrizione artificiale i fatidici numeretti dell'intoccabile crescita.

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