venerdì 26 marzo 2010

Mi ricorda qualcosa

C'è qualcosa di già visto nella situazione che riguarda la Chiesa cattolica in questi giorni. Ratzinger ha effettivamente introdotto delle novità nell'atteggiamento dei pontefici relativamente alla questione pedofilia. La sua lettera ai vescovi d'Irlanda, con la quale li invita a sottomettersi non solo alla giustizia di Dio ma anche a quella degli uomini è significativa. L'omertà di qualche anno fa sul tema è superata.
Tuttavia, ecco l'analogia, egli mi sembra oggi un po' come il Gorbaciov della fine degli anni '80. Il suo desiderio di riforme nella continuità, venne travolto dall'onda dello scontento. E' difficile rompere le dighe e aspettarsi di non essere travolti. L'opinione pubblica, in Italia molto distratta da eterni duelli B sì B no, è molto colpita dalle descrizioni di fatti di pedofilia orribili taciuti per decenni (sospettare non è lo stesso che sapere...).
Naturalmente la Chiesa non è l'URSS. Ne verrà fuori, come è riemersa da tutte le crisi del passato. Il Cristianesimo si rapporta con l'assoluto, le vicende storiche stanno nel tempo e per natura il tempo non è l'assoluto, né è assoluto.
Tuttavia per noi che viviamo immersi in questa illusione temporale è interessante e difficile dire come andrà a finire, se con profonde e innovative (rivoluzionaria) riforme dell'ordine sacerdotale, o se con un arroccamento e una difesa ad oltranza.
Per me che vivo nel tempo e nella mia sensibilità, sarebbe auspicabile che Ratzinger mantenesse a mente la frase "Ecclesia semper reformanda est".

1 commento:

Anonimo ha detto...

Pulsioni sessuali (spesso omosessuali) e in particolare pedofile sono sempre state il sale della vita privata dei sacerdoti, umanissimi dalla cintola in giù. Molte Chiese ne hanno preso atto da tempo, risolvendo la questione. Quella cattolica persiste nella convinzione che si debba imporre il celibato. Di fronte agli orrori della cronaca i fedeli di S.R.E. ribattono con la vecchia nenia che i preti sono sempre uomini e quindi soggetti a sbagliare. Mi sembra, non da ora, che ci siano buoni motivi per non credere in questa gente. Almeno non per quanto riguarda morale e rapporto con l'assoluto. A salvarli, da duemila anni, è la grande compattezza di casta. Che li salverà anche questa volta.
Donovan Abbond